Jobs Act, prematuro commentare dati sulla riduzione dei licenziamenti
I commenti trionfalistici sulla riduzione dei licenziamenti, nonostante l’abolizione dell’art.18, e quindi il successo del Jobs act, ci sembrano avventati e prematuri.
Lo dice in una nota il Segretario Generale della Uil Fpl Giovanni Torluccio.
Come tutti ben sanno il Jobs Act prevede degli sgravi fiscali per i nuovi assunti nei primi 3 anni, pertanto ci sembra ovvio e scontato che le aziende non procedano a licenziare durante questo periodo.
C’è, purtroppo, il rischio concreto che la maggior qualità dell’occupazione svanisca con il finire della decontribuzione.
Intanto – prosegue Torluccio – sono passate in silenzio le conseguenze nefaste del Jobs Act nei confronti di alcune categorie di lavoratori del terzo settore ma anche nella sanità privata. Pochi sanno che nel solo 2015 sono stati migliaia i lavoratori impiegati nei servizi socio-sanitari assistenziali che, a seguito dei vari bandi di gara e nel passaggio da una cooperativa o società all’altra, hanno perso le tutele previste dalla legge 300/70 (art.18) stipulando un nuovo contratto seppur con una eventuale continuità lavorativa.
A tutt’oggi manca una normativa che chiarisca questo punto; l’unica cosa certa è che migliaia di lavoratori con anni di anzianità di servizio possono essere estromessi dal mercato del lavoro in qualsiasi momento.
Alla luce di questo invitiamo ad analizzare questi dati con maggior criterio; la Uil Fpl sottolinea ancora una volta che il Governo Renzi ha prodotto una drastica riduzione delle tutele del lavoratore nell’impresa e – conclude Torluccio – la mancanza di una risposta adeguata sul piano della protezione del dipendente estromesso dal mondo del lavoro”
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