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500° dell’ Ospedale di Frascati Sintesi dell’Intervento storico di Valentino Marcon

500° dell’ Ospedale di Frascati  Sintesi dell’Intervento storico di Valentino Marcon
Giugno 08
11:13 2019

1500: dentro le mura quattrocentesche di Pio II, Enea Silvio Piccolomini, è raccolto il piccolo borgo di Frascati con un castello al centro e una chiesa, ristrutturati entrambi dal cardinal Gerolamo D’Estouteville già sul finire del 1400: la chiesa è Santa Maria in Vivario e non ci sono altre chiese né istituti religiosi.

20 settembre 1502: un gruppo di fedeli si riuniscono nella navata laterale sinistra della chiesa e fondano la Compagnia della Madonna (poi ‘Confraternita della Madonna del Gonfalone’).

Vogliono però abbinarvi un’opera di misericordia, di carità: aiutare e ospitare i pellegrini poveri in transito. Alla bisogna si serviranno di quel che resta della antica chiesa di San Sebastiano, poco fuori le mura del borgo, che intanto (1511) è governato dai coniugi Colonna (Marcantonio) Della Rovere (Lucrezia).

La sede potrà ospitare fino a tre o quattro pellegrini: è quindi un hospitalis, una piccola casa di accoglienza dove i pellegrini possono sostare non più di tre giorni. L’hospitalis entra in funzione probabilmente già dal 1514, ma ufficialmente la data che si tramanda è quella del 1518. E ‘l’hospitalis’ diventerà subito ‘l’ospedale’ perché vi verranno curati anche infermi o feriti (anch’essi dovendo comunque permanervi non più di tre giorni, perché se gravi, devono essere trasferiti a Roma al S. Spirito). La Confraternita sovvenziona tutto ciò che riguarda la gestione diretta e la cura dei malati mediante un ‘ospedaliere’ (che viene stipendiato e deve risiedere nell’ospedale).

Intanto – 1537 terminata la ‘signoria’ Colonna/Della Rovere – papa Paolo III (Alessandro Farnese, già vescovo di Frascati) eleva la chiesa di S. Maria in Vivario a cattedrale e a sede vescovile, mentre Frascati, il ‘Castrum Frascati’, diventa ‘civitas tusculana’.

La Confraternita, tra il ‘500 e gli inizi del ’600 ottiene elemosine, lasciti e contributi vari; tra cui quello di Tarquinia Battaglini e di don Ferdinando de las Infantas, compositore sagnolo costruttore della casa-romitorio di S. Michele Arcangelo (poi detto impropriamente ‘del Baronio’!) in cui cura anche lui i malati. Successivamente vi saranno altre forti donazioni, e vi confluiranno anche i soldi degli affitti di case entrate in proprietà della Confraternita. Per precise disposizioni di alcuni testatori, la Confraternita dovrà sostenere anche le spese per la dote di una ragazza povera della città (sia che si sposi o si faccia monaca: dalla metà del ‘600 è sorto il Monastero di S. Flavia Domitilla, a seguito del lascito della Battaglini)).

Nel 1715 la Confraternita trasferisce la sede del proprio oratorio nella casa vicina all’Ospedale (‘casa e chiesa’!). 1735: dall’architetto Filippo Barigioni viene in parte ristrutturato l’ospedale, soprattutto nella zona del cimitero/ossario (fino al 1865 infatti i defunti venivano sepolti sotto il pavimento delle chiese e, riesumati dopo qualche tempo, se ne depositavano le ossa nell’Ossario del ‘S. Sebastiano’. Il cimitero di Frascati sarà inaugurato infatti solo nel 1865 su progetto dell’architetto Salvatore Bianchi che progettò anche le mura che solo di recente verranno ribattezzate ‘’del Valadier’, anche se quest’ultimo non le aveva mai concepite e tra l’altro era già morto da un pezzo!)

Alla fine del Settecento durante l’episcopato del cardinale Enrico Benedetto Maria Clemente, ‘duca di York’, avviene un caso di ‘malasanità’: si ribalta il carro con 4 malati che venivano trasferiti a Roma, e ne muoiono due. Il cardinale s’arrabbia e regolamenta ulteriormente l’accesso all’ospedale.

Nei primi anni dell’Ottocento, Pio VII interviene perché ha saputo che gli ospedali dello Stato Pontificio sono fatiscenti e pieni di debiti. A Frascati – che comunque era tra i migliori e più efficienti – i cardinali vescovi pro-tempore scelgono perciò a loro insindacabile giudizio i due rappresentanti della Confraternita nel Consiglio di amministrazione il cui presidente è sempre comunque il Vescovo.  Nascono malumori perché fino ad allora era stata la Confraternita ad eleggere direttamente i propri rappresentanti in Consiglio, per cui problemi e malumori si trascinano per qualche anno finché non arriva un ‘fratacchione’ di quelli decisi e col pugno di ferro. Bambino, nato nel 1775, era stato battezzato con i nomi di Ferdinando Maria Agostino, e divenuto religioso assumerà il nome di frà Ludovico. Predicatore indefesso anche nel regno di Napoli, ‘mise ordine al suo Ordine’ dei Cappuccini, divenendone anche generale finché non fu eletto cardinale e vescovo di Frascati nel 1837. Nel 1839 la Confraternita fu da lui obbligata a dargli una precisa relazione sull’Ospedale. Il Vescovo la lesse – (il priore della Confraternita aveva però sbagliato sulla data di fondazione, situandola al 1519!) – poi decise di ristrutturare completamente l’Ospedale, affidandone la gestione all’Ordine degli Ospedalieri di San Giovanni di Dio – poi soprannominati  ‘Fatebenefratelli’ – che vi entreranno, con una convenzione, solo nel 1869 e, tra vicende varie scaturite  dalle leggi del nuovo Stato italiano e altre difficoltà ‘contrattuali’, vi restarono attivamente fino al 1956. Ma con la fine degli anni ’50, il Comune di Frascati, avendo acquistato l’antico edificio dalla curia e confraternita, lo farà demolire e al suo posto vi costruirà con le nuove leggi, la scuola media ‘unificata’. Nel frattempo l’amministrazione comunale aveva comprato l’area della Villa Fumasoni-Biondi, dove farà costruire l’attuale nuovo ospedale ‘San Sebastiano Martire’, inaugurato nel luglio 1957.

Nel 1968 con la riforma ospedaliera (legge 132) furono istituiti gli enti ospedalieri cui seguiranno i decreti di attuazione del 1969, e il nuovo ospedale diventa provinciale. Anche le suore che vi esercitavano il ruolo di infermiere e caposala lasciano l’ospedale.

Nel 1978, istituito il Servizio Sanitario Nazionale con le USL, (legge 833) l’ospedale subisce negli anni innovazioni ma anche scorpori. Nel Consiglio di amministrazione ci sarà comunque ancora il Vescovo come presidente e un rappresentante della Confraternita, rappresentanti del Comune e della Provincia. Successivamente, negli anni più recenti la competenza sugli ospedali passa a carico delle Regioni. Negli anni ’80 la Confraternita del Gonfalone perde man mano i suoi ‘pezzi’, tanto che don Giovanni Busco, don Salvatore Busco, don Giorgio Orioli, Francesco Simoncelli e qualche altro laico cercheranno di rianimarla soprattutto sul piano ‘cultuale’; però con gli anni ’90, gli ultimi esponenti della Confraternita passano a miglior vita e praticamente l’istituzione si estingue, mentre i portatori degli interessi originari dell’Ospedale – Confraternita e curia – ormai non resteranno nel Consiglio amministrativo e non avranno più alcuna responsabilità amministrativo-gestionale dell’Ospedale che, tuttavia, pur con le sue non sempre lineari vicissitudini agli inizi degli anni 2000, resta l’eredità di una formidabile intuizione scaturita 500 anni fa da quella dozzina o poco più di fedeli laici che, infervorati di fede e carità, nella chiesa di S. Maria in Vivario si erano congregati nella ‘Compagnia della Madonna’.

 

                             Fine ‘600: l’antico ospedale ‘San Sebastiano’ di Frascati.

 

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