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50° Sacerdozio di Monsignor Orlando Raggi

50° Sacerdozio di Monsignor Orlando Raggi
Aprile 11
16:14 2013

donorlando51963 – 2013: un lunghissimo arco di cinquant’anni di servizio di apostolato ai Castelli Romani, nelle parrocchie, fra i giovani e gli adulti, fra il catechismo e i corsi per fidanzati, al servizio della Diocesi Tuscolana. Parliamo di Mons. Orlando Raggi, attuale parroco di San Pio X in Grottaferrata vicino alla soglia dei 74 anni, che Domenica 17 Marzo 2013 ha raggiunto la tappa del cinquantesimo anniversario di sacerdozio.

È difficile riassumere in poche righe la sua vita consacrata al Signore, gli aneddoti, gli innumerevoli incarichi assunti, le infinite esperienze. La sua è una figura spirituale importante e inconfondibile, un pastore vero riconosciuto da tutti coloro che l’hanno incontrato, una benevolenza conquistata via via nel corso degli anni nel mondo del clero e soprattutto dei laici del nostro territorio.
Grottaferratese d’adozione – Nato a Roma nel 1939 ma dopo pochi anni trasferitosi a Grottaferrata, è il quarto di otto figli di Luigi Raggi, direttore tecnico del centro di cinematografia di Cinecittà, e di Giulietta Benedettini, insegnante scolastica e maestra di pianoforte. Una famiglia dai toni semplici, accogliente e devota al Signore e alla Madonna del Rosario. Dopo due femmine, Maria Rosaria e Maria Giovanna, arriva Giovanni Bosco, primo maschio della famiglia, che precede di due anni circa la nascita di Orlando Massimo Maria. “Giovannino”, questo il soprannome del fratello maggiore di don Orlando, ha problemi cardiaci, e dunque per fargli respirare un’aria più salubre e farlo vivere in un’area verde e lontana dalla città, la famiglia Raggi viene a vivere in una villa appartenuta ai nonni in quel di Grottaferrata, nelle vicinanze di Squarciarelli, alle soglie dello scoppio del conflitto mondiale. Nelle rocce di tufo sottostanti la proprietà di casa, in prossimità dell’Acqua Acetosa, il padre Luigi costruisce un rifugio per la famiglia e per quelle vicine, una sorta di condominio sotterraneo che permette di ripararsi dai bombardamenti della guerra.
Gli studi di Orlando iniziano proprio lì, nella “grotta”, grazie all’opera della madre. Per distrarsi dalla paura degli scoppi delle bombe si esercita particolarmente nei calcoli matematici, materia dove è sempre eccelso, tanto da donargli una sorta di popolarità fra la gente. Finita la guerra, viene iscritto direttamente alla seconda elementare alla “Virgo Fidelis”, per poi proseguire nella ex Scuola Sacro Cuore (oggi “Giovanni Falcone”) e poi dalle Suore Oblate di Grottaferrata.
La chiamata al Signore – La vocazione religiosa matura nei primissimi anni del ginnasio a Roma, ma in realtà è storico un aneddoto che risale ai suoi cinque anni, davanti al corpo del fratellino Giovannino salito al cielo, quando disse: «Se lui è divenuto un angioletto, io sarò sacerdote”! “Attorno ai 15 anni – ci racconta – notavo i cambiamenti dei miei compagni di scuola, che crescendo andavano in crisi di rendimento scolastico e di valori. La faccenda mi colpiva, così parlando con un fraticello che studiava pedagogia, mio religioso di riferimento e confessore, mi fece notare come le conseguenze belliche non permettessero alle famiglie di occuparsi da vicino dei ragazzi, e che particolarmente in quel periodo ci fosse bisogno di persone in gamba che assistessero e guidassero i ragazzi nella loro crescita, e si riferiva agli insegnanti ma soprattutto di sacerdoti”. Questa frase fa scattare in lui la molla decisiva per portare avanti la vocazione, di lì a poco l’ingresso in seminario dove porta a termine la maturità classica e in seguito gli studi di teologia presso l’Università Pontificia Lateranense. Avendo già iniziato tutte le fasi di studio in maniera precoce, arriva alla meta dell’ordinazione in un’età inferiore alla norma, a 23 anni e mezzo. Viene consacrato diacono nell’estate del 1962 e sacerdote il 17 Marzo del ’63 nella Celebrazione Eucaristica tenutasi nella Cattedrale di Frascati, insieme ad altri 33 ragazzi.
Servizio apostolico – Il primo impegno pastorale è proprio a Grottaferrata, presso la Chiesa del Sacro Cuore gestita allora dai Padri Salesiani prossimi a trasferirsi a Frascati, sotto la direttiva di don Giovanni Busco e insieme al giovane chierico Giorgio Orioli. «La nostra prima sera trascorsa lì – racconta don Orlando – fu il giorno della festa del patrono di S. Nilo. Stanchi morti per i lavori di trasloco e di sistemazione delle stanze, io e Orioli fummo svegliati prima dai noti fuochi d’artificio, che poi divennero tuoni di un violento temporale, e poi quando suonarono alla porta della chiesa per chiedere assistenza ad un moribondo. Mettemmo i piedi in terra e ci accorgemmo che la camera era allagata dall’acqua della pioggia infiltratasi sotto la finestra. Così cominciò la mia primissima esperienza pastorale».
Passa in seguito in Cattedrale di Frascati come vice parroco, dove opera per sei anni gestendo un grandissimo gruppo di circa 150 giovani creando l’A.S.P.A. (Ass. S. Pietro Apostolo), unione di molteplici associazioni cattoliche: «Unimmo i gruppi maschili a quelli femminili, per quei tempi era considerato uno scandalo».
Sempre in quegli anni perfeziona quindi i suoi studi di teologia pastorale unendo l’attività di assistente universitario, oltre agli impegni parrocchiali. «In quel periodo avevo pochissimo tempo per riposare, visti i molteplici impegni che avevo assunto.
Ricordo come fosse piena di giovani la Messa domenicale delle 9. La mia vocazione è sempre stata quella di stare a stretto contatto con le persone, i giovani in particolare. Appena terminata l’attività di assistente universitario, ho voluto subito tornare all’opera in diocesi evitando di percorrere altri tipi di strade». D’altronde, essere pastore fra la gente era alla base della sua vocazione iniziale, ed è un tema che Mons. Raggi porta avanti tuttora. Nel ’69 fu spedito a Monte Porzio Catone, «ufficialmente per lavorare di meno e per respirare aria buona, ma i buoni paesani, orgogliosi della cucina e del loro buon vino, mi invitavano ogni sera a cena fuori. Il mio fegato ebbe un duro colpo – ricorda sorridendo don Orlando – e dopo appena sei mesi chiesi di tornare a Frascati dove fui mandato come aiuto cappellano all’Ospedale».
Dopo una breve parentesi a Chiavari in Liguria, torna ai Castelli Romani come vice parroco al SS. Sacramento, quindi parroco a S. Maria in Vivario in Frascati. Numerosi gli incarichi sostenuti: la rifondazione del centro catechistico diocesano e regionale, la ripresa della Caritas parrocchiale, quindi il coordinamento di tutti gli insegnanti di religione della Diocesi Tuscolana. Sempre i giovani al centro dei suoi progetti, oltre alle parrocchie anche alcuni movimenti quali l’Azione Cattolica ed i Corsi di Vita Cristiana, formazione giovanile quest’ultima basata sul modello dei Cursillos e degli esercizi spirituali di Sant’Ignazio, che tuttora dirige come direttore spirituale. Negli anni ottanta il ritorno come parroco a Monte Porzio, quindi nel ’90 il neo vescovo Giuseppe Matarrese lo chiama accanto a sé ad operare di nuovo in Diocesi come Vicario Pastorale. Torna poi ad operare al SS. Sacramento di Frascati e poi nella neonata comunità cristiana di Tor Vergata, dove nel contempo gestisce anche la Parrocchia di Vermicino: «Quella di Tor Vergata è stata l’esperienza pastorale che ricordo con maggior piacere perché lì si partì da zero, era una zona in crescente espansione edilizia. I giovanissimi di allora erano di famiglie provenienti da diverse parti d’Italia, e avevano bisogno di nuovi riferimenti. Formammo un bel gruppo numeroso e variegato. Ricordo ancora la prima uscita insieme in occasione del Carnevale di Frascati. Per evitare il traffico, passammo per Grottaferrata e chiedemmo ausilio al principe Aldobrandini che ci concesse di parcheggiare nella sua proprietà e di farci accedere alla cittadina. Non contento, ci offrì una gustosa merenda in una delle sue bellissime sale della Villa. Eravamo più di cinquanta».
Nel 2003 torna a Grottaferrata per riposare brevemente nel seminario Benedetto XV prima di approdare alla Parrocchia San Pio X l’anno seguente, per via dello spostamento di don Giancarlo Schiboni a Capocroce a Frascati, e da lì non si è più mosso.

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