27 gennaio, shoà: “La verità non teme l’indagine…”
«Negare l’Olocausto è un fatto gravissimo e vergognoso, ma la storia non è vera per legge. Punire per legge chi sostiene questa tesi e quindi di fatto stabilire ciò che è storicamente vero attraverso una norma giuridica non è la strada giusta. Anzi rischia di essere controproducente: in democrazia la censura non è un mezzo corretto, e si finisce per far diventare martire chi vi incappa.» Questo è quanto scriveva L’Osservatore Romano nell’ottobre del 2010.
Ma di giorno in giorno la situazione generale è diversa. Ad esempio oggi c’è meno sole, piove a dirotto. La proposta di punire gli storici “dubbiosi” ha trovato maggiori consensi… Vista anche la posizione sempre più filo-sionista dei nostri governanti e del papa Bergoglio.
Insomma la libertà di espressione è finita, la libertà di ricerca storica è finita, la libertà in generale è finita…? Siamo entrati in regime di “verità per legge”!
Ma voglio lo stesso citare un precedente parere di David Bidussa, opinionista di “Moked”, il portale dell’ebraismo italiano, che ha scrisse: «Una legge contro il negazionismo non è né una scelta intelligente, né una scelta lungimirante. Non aiuta né a farsi un’opinione, né a far maturare una coscienza civile. L’Italia ha bisogno di una pedagogia, di una didattica della storia, di un modo serio e argomentato di discutere e di riflettere sui fatti della storia. Non servono leggi che hanno il solo effetto di incrementare la categoria dei martiri».
Anch’io sento il dovere, in quanto laico, di esprimere un mio parere su questo controverso tema.
Innanzi tutto è vero che la storia e la verità storica e perciò la politica conseguente all’ultimo conflitto è stata definita dai vincitori… e non solo per la questione ebraica ma per ogni altro aspetto. Ma se si vuole riaffermare “l’umano e l’universale” che sta oltre le opinioni avverse occorre equanimità e la capacità obiettiva di considerare i semplici fatti e le situazioni in cui questi sono avvenuti. Nel “legalismo giuridico” -che non è più giustizia- vincono al contrario i “cavilli” e ciò è significativo di un percorso funzionale a “costruire” la verità (che è poi quella di comodo di una o dell’altra parte).
Ed ancora.. lasciando da parte ogni speculazione sul passato, secondo me, bisognerebbe evidenziare anche come sia stata utilizzata per fini economici ed ideologici la tragedia dell’olocausto, i soldi raccolti a nome dei deportati, le pressioni politiche per far approvare leggi liberticide in Europa, la creazione di una nuova “religione” dell’olocausto, etc. Allo stesso tempo è controproducente abbracciare la causa della libertà di pensiero partendo dalla difesa o giustificazione del negazionismo.
Mentre possiamo evidenziare come sia andata strutturandosi nel tempo una verità “basata” sul senso di colpa e sulla convenienza politico economica dei governi che hanno preferito cedere alle pressioni dell’industria dell’olocausto piuttosto che venir tacciati di collaborazionismo revanscista con i passati regimi fascisti. Questo ovviamente soprattutto in Germania e Austria ed ora, con la recente legge del 2016, anche in Italia, dove la “verità dell’olocausto” ha assunto connotati “stabiliti per legge”.
In assoluto, per la ricerca della verità storica, ritengo sia importante poter indagare sulle modalità dei fatti avvenuti, stabilendo quale fu lo svolgimento dell’olocausto, comprovandolo solidamente (se si vuole anche in senso etico), senza cavillare sulla negazione o sull’affermazione forzosa ma scoprendo “come” sia avvenuto e “perché”, evidenziando allo stesso tempo l’incongruenza di comportamenti speculativi politico-religiosi conseguenti ad esso.
Allora forse si potrà smuovere l’opinione pubblica e pian piano anche inserire altre verità sul modo in cui l’olocausto è avvenuto, soprattutto di come in quel periodo il razzismo avesse colpito in ogni campo, contro l’uomo in generale, e non solo in Germania ma anche in Russia, e anche in America dov’era stata aperta la caccia alle streghe comuniste e la persecuzioni di migliaia di cittadini colpevoli di pensarla diversamente dal potere in carica. La persecuzione è avvenuta a livello mondiale e contro l’uomo e la sua libertà espressiva in generale.
Ho qui accennato alla necessità di cambiare impostazione se si vuole superare la contrapposizione ideologica, fra affermatori della “verità olocaustale” e suoi negatori, per poter “scientificamente” affrontare il problema della “verità storica” e questo processo non può essere ottenuto “per legge” che altrimenti la ricerca risulterà tarpata e viziata….
Paolo D’Arpini
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