25 ottobre Leopolda, servono nuove speranze a sinistra
“Sul punto vero di svolta impresso da Renzi nell’ultima riunione della Direzione -il PD come Partito della Nazione- sento invece solo balbettii. Poiché Alfredo Reichlin ha parlato di Partito della Nazione, non ci si può dissociare da questo impianto. Il partito della nazione -tutto e il contrario di tutto- era nel programma di Silvio Berlusconi, ma non si è mai realizzato, a causa dell’esistenza di una sinistra sociale e politica, pur in difficoltà, non riducibile ad un solo progetto. Davvero è auspicabile l’esistenza di un solo grande partito -addirittura oltre il 50% dei consensi- accompagnato da altre formazioni importanti ma minori? Davvero dopo il bipolarismo dobbiamo auspicare un monopolarismo? Lasciamo stare il ventennio fascista, in cui un partito della nazione fu costruito col consenso e con la forza, e poi con l’intolleranza e la minaccia verso ogni altra idea differente. Renzi è un democratico, e non c’entra con quella storia. Dopo il fascismo, ci furono in Italia due partiti “nazionali” -la DC e il PCI-, non di tutta la nazione, ma rappresentativi di un interesse italiano declinato in modi diversi. In Italia la sinistra non è mai stata classista, in senso angusto, ed ha creato alleanze, relazioni, egemonia, facendo anche incontrare interessi diversi e talvolta contrapposti. Ma non è mai stata partito della nazione, perché il conflitto sociale, politico, democratico è stato il sale della ricostruzione italiana”.
“In Italia occorre una sinistra nazionale, popolare, europea, fortemente innovativa, ma che non perda mai di vista il fatto che rappresenta il lavoro, la lotta alle ingiustizie e ai soprusi, la dignità delle persone. Non serve un partito-frullatore in cui butti tutto dentro.Ecco perché alla svolta moderata di Renzi -consumata sull’art.18 e sulla rottura col sindacato, nel momento in cui i poteri forti criticavano il premier-segretario, con l’obiettivo di riconquistarne il consenso- mi sarei aspettato dalle minoranze del PD (quante sono: tre, quattro? cinque?) una reazione diversa, molto più ferma nella sostanza, e capace di dare voce ai sentimenti sociali più feriti dalla crisi, e dalle terapie di destra che l’Europa ha imposto. La questione – continua Folena – era ed è, attorno al no coraggioso e controcorrente della CGIL, di provare a esprimere questa parte larga del Paese che chiede una svolta; e che, in assenza di una svolta a sinistra, potrebbe essere, almeno in parte, attratta dalle derive xenofobe della Lega e, più recentemente, di Beppe Grillo”.
“La scommessa – conclude Folena- è il 25 ottobre, a Piazza San Giovanni. La domanda vera che si devono fare i tanti frammenti della sinistra del PD, e della sinistra fuori dal PD, non è che cosa sia la Leopolda – il che è chiarissimo – ma perché non ci sia una Leopolda alternativa, di sinistra, che contrasti e per lo meno freni la svolta moderata, e che accenda nuove speranze a sinistra.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento