Ecco perché l’ecologia profonda non piace al Sistema…
Il nostro corpo e l’ambiente in cui tutti noi viviamo non è più naturale. L’habitat umano oltre alla sua povertà in forme viventi (diverse dalla nostra) e alla sua abbondanza di macchine e congegni sempre più complessi, comprende per ognuno di noi una sorta di guscio o, se vogliamo ricordare l’etimologia della parola “ecologia”, una strana ed angusta “casa”, che ci isola forse da alcuni pericoli, dalle aggressioni di bestie feroci o da alcune malattie, ma anche deforma il nostro rapporto con il mondo naturale, sollecitati come siamo da suggestioni instillate dal Sistema, dall’uso compulsivo di utensili, come ad esempio gli spazzolini elettrici, il forno a microonde, il microchip “salvavita”, ecc. fino ai prodotti igienici industriali, come i detersivi sintetici al posto del sapone, o all’enorme schiera dei cibi conservati e artificiali.
Viviamo in mezzo ad un tiro al bersaglio pubblicitario subendo sollecitazioni che ci perseguitano passo passo della nostra esistenza, dagli annunci pubblicitari su giornali, radio, tv e internet, senza dimenticare le frequenti telefonate reclamistiche, i cartelloni stradali, gli advertisements su ogni mezzo di trasporto pubblico e privato, sino alla pubblicità subliminale di cui non siamo coscientemente consapevoli.
Le suggestioni al consumo, un certo tipo di consumo, e le spinte ad aderire ad un certo pensiero, ci distaccano sempre più dalle cose vere, pulite. Le leggi della natura, che spingono ogni essere vivente a soddisfare i bisogni naturali, vengono sostituite da desideri che ci allonanano dalla necessità di soddisfare tali bisogni deviando la nostra attenzione verso bisogni virtuali, utili solo al funzionamento della macchina produttiva, del controllo sociale e del restringimento ulteriore della nostra partecipazione alla vera “casa comune”. Sempre più immersi in una sorta di “caverna platonica”, in cui il “Sistema”, ovvero chi controlla il sistema, irreggimenta il consorzio umano in una massa omogeneizzata, l’individuo in consumatore, il poeta in cantore, il giusto in poliziotto o soldato, l’uomo comune in transgenico, lo spiritualista in religioso, lo sportivo in tifoso, ecc.
Ricordo che tantissimi anni fa, quando ero ancora un ragazzo di belle speranze, lessi in una rivista che si chiamava “La civiltà delle macchine” un articolo di Dino Buzzati in cui si descriveva l’illusione instillata nelle mente dei cittadini di distinguersi gli uni dagli altri, in una parvenza di libertà nella società omologata, attraverso le categorie dei “bulobulisti e zigzaghisti”, una distinzione che qualificava il tipo di droga nella trasgressione praticata. Ma senza voler ricorrere alle premonizioni di Buzzati basterà guardare come gli umani si accontentano di fare gli hooligans, tifando per la Roma o per la Lazio, per un’etichetta o per l’altra, ecc.
Il nostro mondo ristretto ci fa diversi da come potremmo essere “secondo natura”….
Paolo D’Arpini
Portavoce della Rete Bioregionale Italiana bioregionalismo.treia@gmail.com
https://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2023/01/dalluomo-naturale-alluomo-macchina-ecco.html
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento