21 marzo, Giornata Mondiale Poesia. Il libro di Aletti segna la rotta della ‘scritta parola’
C’è una rotta per ogni giorno dell’anno nel nuovo libro di Giuseppe Aletti, poeta, critico letterario, editore e formatore, dal titolo Da una feritoia osservo parole. Ed è rappresentata da una poesia, un aneddoto, da riflessioni, racconti, anche dolorosi della sua vita e della sua vocazione verso l’arte. Tanto pura che nemmeno i momenti di difficoltà l’hanno mai offuscata, ma lo hanno spinto lontano dalla sua Calabria per raggiungere Roma, con una valigia piena di sogni e determinazione. “Non ho pensato di mollare nemmeno per un minuto, allo smarrimento del futuro insistevo con furia sul presente”. Verso l’arte, perché il libro non si rivolge soltanto ai poeti e ai letterati, ma è una via di fuga, uno spiraglio, per tutti coloro che vogliono vivere giorno per giorno, rotta dopo rotta. Nella poesia. Come nella musica. Nell’arte in tutte le sue forme. E nella vita, “che dovrebbe svolgersi nel terzo tempo”, sostiene il primo formatore di scrittura poetica in Italia con il rivoluzionario metodo “Aletti”.
Tra le rotte, il 21 marzo. “Giornata Mondiale della Poesia”. Il giorno in cui è nato Giuseppe Aletti, quasi a suggellare un rapporto autentico e passionale. «Sono nato oggi – scrive nel suo libro – ma non è il mio giorno. Il 21 marzo appartiene a tutti quelli che celebrano la fede nella scritta parola e nel verso». Un viaggio emozionale che percorre l’intero calendario, alla ricerca continua di se stessi e con nuove consapevolezze, in un rapporto a due con il lettore. Un vademecum della buona scrittura, che a volte resta impressa anche in una pagina bianca. Perché non bisogna, sempre, andare a caccia di parole ovunque. “Oltraggiare la pagina bianca, il pudore della consapevolezza” .
Aletti è ideatore del primo e unico “Paese della Poesia”, un regalo eterno alla “sua” Rocca Imperiale, in Calabria. Il centro storico del borgo dell’Alto Jonio è diventato, così, un’antologia a cielo aperto, dove i versi dei vincitori del concorso “Il Federiciano” – assieme a quelli di autori riconosciuti dalla critica – sono impressi sulle stele di ceramica maiolicata. E la poesia, nella sua immortalità, ha trovato, così, la sua dimora.
(Vincenzo La Camera – Agenzia di Comunicazione)
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