Numerose sono ancora le persone che in Africa aprono gli occhi e sono sole. Molte di queste sono lasciate nel letto di un ospedale arroccato ad attendere una fine certa, sperando che sia la più veloce possibile. Altre ridono e scherzano, soprattutto i bambini, che ignari del loro avvenire, danno qualche colpo su tamburi improvvisati, creando l’atmosfera calda e solidale della vita africana. Bimbi, adolescenti, adulti e anziani, ogni giorno continuano a non ‘conoscere’ cosa sia l’istruzione, vittime di un sistema che costantemente li opprime. Gli scarsi aiuti umanitari destinati all’Africa, sono per lo più manipolati dalle grandi organizzazioni internazionali, le quali forniscono soltanto assistenza istantanea, senza considerare la necessità di una crescita con effetti che durino nel tempo. D’altronde l’ignoranza permette di governare senza problemi e senza limiti.
Gremita, come mai era avvenuto, la chiesa di S. Gregorio Magno a Monte Porzio nella celebrazione liturgica per l’ultimo saluto a Marco Primavera, prima di presentare le sue spoglie a “Colui che tutto muove”. Marco ha lasciato tutti dopo un lungo periodo di malattia, che ha trascorso con grande coraggio anche attraverso il web, del “coso”, il suo male con il quale ha unito migliaia di persone amiche. Con la loro presenza ed i loro innumerevoli messaggi, ha trovato la forza per combattere il male, in una sfida impari, senza regole e senza confini, nella quale Marco ha subìto la pesante sconfitta.
Una storia che ha dell’incredibile e che coinvolge in modo un po’ misterioso il nostro mondo cittadino. Si parte da una tela dipinta a olio che rappresenta uno scorcio di Via Frascati, poco prima del fontanile (dove ancora oggi è possibile osservare volenterose signore che ancora preferiscono lavare a mano la biancheria), non distante da quella che viene chiamata Valle Focicchia. Una panoramica di Rocca di Papa ridotta all’essenziale, sovrastata dalla Fortezza e da alcuni edifici sulla strada, perfettamente riconoscibili anche con le ristrutturazioni avvenute negli anni. I colori sono vivaci, spiccano tra le mura scrostate che vanno dal beige al rosa, dal marrone al senape, il verde delle piante che allora costeggiavano la strada.
Quattro fine settimana a Ciampino all’insegna del sorriso, ma anche della riflessione sulla vita . Al cineteatro “Il Piccolissimo” di Via L. Ariosto, infatti, un significativo lavoro è stato messo in atto con la commedia dal titolo “Due più Due” della Compagnia Teatrale “Teatro Pensiero Libero”, scritta, diretta e interpretata dal versatile artista Massimiliano Staderini. Il pubblico ha riempito fino a qualche giorno fa le serate de ” Il Piccolissimo” trascorrendo attimi di piacevole divertimento per l’umorismo che ha accompagnato la rappresentazione, durante la quale non sono mancati momenti di commozione derivanti dal sottile, delicato filo conduttore dell’opera: eutanasia sì, eutanasia no. Il protagonista, nella persona del dottor Grazia (M. Staderini), in servizio presso il misero quanto attuale Pronto Soccorso, smaltisce a modo suo il lavoro e quindi la moltitudine dei pazienti che giornalmente si presenta con i propri malanni coinvolgendo anche i suoi pensieri.
Salutare una persona come Anna non è facile. Sempre presente e mai opprimente, lascia un segno – che non è un vuoto – in tutti quelli che l’hanno conosciuta e frequentata nel corso della sua vita ricca d’incontri. Anna Bracaglia Morante (classe 1931) è un pezzo di storia che va tenuto a mente. Maestra elementare ottiene il suo primo incarico a Priverno (LT), poi nei paesini sperduti della provincia di Roma, da Rocca Canterano ad altre amene località arrampicate sui monti. Anna c’era quando fu firmata la Costituzione Italiana, c’era quando fu riconosciuto il diritto di voto alle donne, c’era nelle lotte operaie, nelle conquiste sofferte per i diritti basilari dell’uomo e per il principio di pari dignità per tutti. Anna c’era nei ribollenti anni ’70, a sostenere la lotta per una rivoluzione culturale che sarebbe passata anche attraverso tanti errori e tanta sofferenza.
È questa la vita che sognavo da bambino
è questa la vita che sognavo da bambino
un po’ di Apocalisse, un po’ di Topolino
Lorenzo Cherubini
Ci vergogniamo in molti di vivere in un territorio dove la maggior parte dei comuni deve ancora far partire la raccolta differenziata (quando questa dovrebbe già essere superata), però si continua a parlare di bellezze, turismo, monumenti naturali e bla bla bla … Ci vergogniamo di vivere in un luogo dove le persone tengono casa come uno specchio, si rifanno il bagno nuovo e poi vanno nottetempo a scaricare i calcinacci della loro casa perfetta lungo le strade che sono di tutti noi. Ci vergogniamo di vedere il lago che muore. Al suo capezzale si affaccia il solito gruppo di volontari volenterosi, soliti noti, mentre molti lo frequentano per la passeggiata e nemmeno si accorgono delle condizioni in cui è ridotto.