Discorso sul bioregionalismo e sul patrimonio forestale naturale
Ante Scriptum – L’idea bioregionale consiste essenzialmente nel riprendere il proprio ruolo all’interno della più ampia comunità di viventi e nell’agire come parte e non a parte di essa, correggendo i comportamenti indotti dall’affermarsi di un sistema economico e politico globale, che si è posto al di fuori delle leggi della natura e sta devastando, ad un tempo, la natura stessa e l’essere umano. Il bioregionalismo è una forma attuativa dell’ecologia profonda. Nel senso che l’ecologia profonda analizza il funzionamento delle componenti vitali e geomorfologiche ed il bioregionalismo riconosce gli ambiti territoriali in cui tali componenti si manifestano.
Per fare un esempio concreto: il funzionamento generale dell’organismo vivente viene compreso attraverso il riconoscimento e lo studio delle sue funzioni vitali e dei modi in cui tali funzioni si manifestano ed il bioregionalismo individua gli organi specifici che provvedono a tale funzionamento e le correlazioni fra l’organismo e l’insieme degli organi che lo compongono, descrivendone le caratteristiche e la loro compartecipazione al funzionamento globale. Per cui non c’è assolutamente alcuna differenza fra ecologia profonda e bioregionalismo, sono solo due modi, due approfondimenti, per comprendere e descrivere l’evento vita.
Scriveva Italo Carrarini: “Ai fini della “tutela” del patrimonio forestale nazionale come bene di rilevante interesse pubblico, si vuole introdurre in maniera generalizzata la “gestione attiva” da attuarsi attraverso la selvicoltura. Non è riconosciuto dallo stato il carattere autonomo degli ecosistemi forestali, la loro evoluzione naturale e complessità e, con l’attenzione rivolta al solo sfruttamento economico industriale immediato, si apre così la strada ad un processo di speculazione sul legname, foriero di artificializzazione, fragilità, semplificazione e bruttezza dei boschi e delle foreste italiane.”
Il continuo depauperamento dell’eco-sistema silvestre avrebbe, com’è logico, una conseguenza sui suoli, sulla purezza dell’aria, sulla qualità della vita e sulla salute di tutti i viventi.
Il problema inoltre non riguarda solo il taglio di legname nelle residue foreste ma anche i continui abbattimenti di alberi nelle aree urbane e lungo le strade statali, provinciali e comunali, con la scusa di ipotetici danni alla circolazione o per necessità edilizie. Il pianeta respira attraverso la vegetazione che, riprendendo l’esempio di cui sopra, rappresenta il polmone della Terra.
Paolo D’Arpini – bioregionalismo.treia@gmail.com
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