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160 milioni di minori tra i 7 e 15 anni nel mondo e 336mila in Italia sono coinvolti nel lavoro minorile

Giugno 09
15:29 2023

Lavoro minorile: Save the Children, 160 milioni di minori tra i 7 e 15 anni nel mondo e 336mila in Italia sono coinvolti nel lavoro minorile. Tra i 14-15enni nel nostro Paese 1 su 5 lavora o ha lavorato e per 58mila si tratta di lavori dannosi per i percorsi scolastici e il benessere psicofisico. Il fenomeno è in gran parte sommerso e rischia di peggiorare con la crescita del numero di famiglie con figli in condizioni di povertà.    

Necessaria in Italia un’azione strutturale che punti innanzitutto sulla scuola, per interrompere il circolo vizioso tra lavoro minorile e dispersione scolastica.

 Sono 160 milioni i bambini e adolescenti tra i 5 e 17 anni coinvolti nel lavoro minorile a livello globale secondo le stime che riguardano, in quasi la metà dei casi (79 milioni), un lavoro pericoloso con potenziali danni per la salute e lo sviluppo psicofisico e morale[1].

Nonostante la maggior parte degli Stati abbia ratificato la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC, art. 32)[2] e la Convenzione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) n. 138 (1973), il lavoro minorile è un fenomeno ancora molto diffuso. I progressi positivi nella riduzione del fenomeno compiuti tra il 2000 e il 2020 hanno dovuto fare i conti con i conflitti armati, l’impatto della pandemia Covid-19 e la crisi climatica, che hanno prodotto un aumento vertiginoso delle famiglie sfollate o precipitate nella povertà, costringendo altri milioni di bambini al lavoro minorile. In Europa, in un solo anno, oltre 200.000 bambine, bambini e adolescenti in più sono stati spinti sull’orlo della povertà, portando nel 2021 il numero totale di minori a rischio povertà a oltre 19,6 milioni, 1 bambino su 4[3]. In Italia, il numero dei minori in povertà assoluta ha raggiunto la cifra di 1 milione e 382 mila, il 12,1% delle famiglie con minori (762mila famiglie) sono in condizione di povertà assoluta[4], e una coppia con figli su 4 è a rischio povertà[5].

A pochi giorni dalla 22° Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile, che ricorre il 12 giugno e ha come focus quest’anno la giustizia sociale per tutti, Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro – rilancia l’allarme su questa grave violazione dei diritti fondamentali dell’infanzia e dell’adolescenza che in Italia si stima riguardi 336 mila minorenni tra i 7 e i 15 anni coinvolti in esperienze di lavoro continuative, saltuarie o occasionali. Secondo le stime dell’ultimo rapporto nazionale diffuso dall’Organizzazione, “Non è un gioco”, realizzato in collaborazione con la Fondazione Di Vittorio[6], quasi 1 minore su 15 tra i 7 e i 15 anni, il 6,8% della popolazione totale in questa fascia d’età, svolge o ha svolto una attività lavorativa, una proporzione che sale a 1 minore su 5 se si considerano solo i 14-15enni. Tra questi ultimi, il 27,8% dei casi (circa 58mila adolescenti) riguarda lavori particolarmente dannosi per l’impatto sui percorsi educativi e il benessere psicofisico degli adolescenti coinvolti, essendo svolti in maniera continuativa durante il periodo scolastico, oppure in orari notturni o comunque percepiti da loro stessi come pericolosi.

Come evidenziato nel rapporto, i settori prevalentemente interessati dal fenomeno del lavoro minorile nel nostro Paese sono quelli più tradizionali come la ristorazione (25,9%) e la vendita al dettaglio nei negozi e attività commerciali (16,2%), seguiti dalle attività in campagna (9,1%), in cantiere (7,8%), dalle attività di cura con continuità di fratelli, sorelle o parenti (7,3%)[7], ma non mancano le nuove forme di lavoro online (5,7%), come la realizzazione di contenuti per social o videogiochi, o il reselling di sneakers, smartphone e pods per sigarette elettroniche. Sebbene il 70,1% dei 14-15enni che lavorano o hanno lavorato, lo abbiano fatto in periodi di vacanza o in giorni festivi, il lavoro è intenso da un punto di vista della frequenza: quando lavorano, più della metà dei 14-15enni lo fa tutti i giorni o qualche volta a settimana, circa 1 su 2 lavora più di 4 ore al giorno.

“Per molti ragazzi e ragazze c’è una relazione stretta tra l’ingresso troppo precoce e prima dell’età consentita nel mondo del lavoro e l’abbandono scolastico. Un ingresso troppo precoce nel mondo del lavoro che può limitare o compromettere le aspirazioni sul futuro e il percorso di formazione e sviluppo professionale verso l’età adulta” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.

E se c’è una relazione tra la dispersione scolastica e il lavoro minorile, è bene sottolineare che in Italia il 12,7% dei giovani 18-24enni ha abbandonato scuola o formazione senza conseguire un diploma o una qualifica,  contro una media europea del 9,7%[8], e tra i 15-29enni, una porzione ancora più ampia (19%) è fuori dal circuito educativo, formativo e del lavoro (i cosiddetti NEET), una percentuale seconda in negativo in Europa solo a quella della Romania[9].   

“Se è vero che il lavoro minorile è l’altra faccia dell’abbandono scolastico, l’investimento sulla scuola e sulla qualità dell’istruzione è una risorsa primaria nel nostro Paese per prevenire questo fenomeno, e dobbiamo fare ogni sforzo per garantire il diritto all’istruzione. È necessaria, allo stesso tempo, una forte azione istituzionale coordinata e mirata sul lavoro minorile, che parta dal rilievo sistematico del fenomeno nei diversi territori e preveda misure concrete di prevenzione e contrasto. Un’azione efficace non può poi prescindere da un intervento diretto nei singoli territori, e in particole in quelli maggiormente deprivati, che rafforzi le reti di monitoraggio, il sostegno ai percorsi educativi e formativi e il contrasto alla povertà economica ed educativa, con un’azione congiunta da parte delle istituzioni e degli attori sociali ed economici attivi sul territorio” ha aggiunto Raffaela Milano.

Save the Children Italia sottolinea concretamente la necessità che venga realizzata al più presto un’indagine sistematica e periodica sul lavoro minorile in Italia a cura dell’ISTAT, che comprenda anche il fenomeno ormai attuale del lavoro online. Chiede inoltre che i Comuni elaborino un Programma Operativo di prevenzione e contrasto del lavoro minorile e della dispersione scolastica con il coinvolgimento attivo di tutti gli attori del territorio e che si garantisca un sistema di presa in carico a livello territoriale dei minori infrasedicenni che lavorano e del loro nucleo familiare, per garantire un percorso di protezione dallo sfruttamento, reinserimento e riorientamento, assicurando anche la formazione del personale preposto all’identificazione e all’assistenza dei minorenni esposti al lavoro minorile. L’Organizzazione chiede poi che sia promossa, all’interno dei percorsi di educazione civica a partire dalla scuola secondaria di I grado, la formazione di studenti e studentesse sui diritti e la legislazione che regolano il lavoro in Italia; che sia prestata particolare attenzione agli studenti in difficili condizioni economiche facendo in modo che siano chiari tutti i servizi e le opportunità messi a disposizione per garantire il diritto allo studio, dalle borse di studio agli sgravi fiscali; che si utilizzino i fondi del PNRR per lo sviluppo delle competenze trasversali e legate alla transizione digitale e green dei giovani, offrendo percorsi di qualità, prospettive di formazione e specializzazione in settori emergenti.

A livello internazionale e in Europa

Nel mondo, nonostante la maggior parte degli Stati abbia ratificato la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC, art. 32)[10] e la Convenzione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) n. 138 (1973), il lavoro minorile è ancora molto diffuso, troppo spesso sommerso e difficile da intercettare. Per questo motivo è fondamentale un impegno collettivo da parte di istituzioni, agenzie educative, servizi sociali, Terzo Settore e anche mondo profit, per prevenirlo e contrastarlo, a tutela dei diritti di bambine, bambini e adolescenti.

Nello specifico, imprese e aziende possono contribuire positivamente all’eliminazione del fenomeno adottando condotte più responsabili a sostegno della protezione dei diritti umani.

A questo proposito, si è registrato un passo avanti positivo a livello europeo: il Parlamento Europeo ha adottato, lo scorso 1 giugno, la sua posizione sulla proposta di direttiva europea relativa alla cosiddetta “due diligence” per integrare il rispetto dei diritti umani e dell’ambiente nella governance delle imprese[11]. Secondo questa posizione, le imprese sono chiamate a identificare e, se necessario, prevenire, porre fine o mitigare, l’impatto negativo che le loro attività hanno su diritti umani e ambiente, come il lavoro minorile, la schiavitù, lo sfruttamento del lavoro, l’inquinamento e il degrado ambientale, e a monitorare e valutare l’impatto sui diritti umani e sull’ambiente dei loro partner della catena del valore, compresi i fornitori, la vendita, la distribuzione, il trasporto e altre aree. La posizione sarà ora oggetto della negoziazione con la Commissione Europea e dei Paesi Membri, rispetto alla quale Save the Children richiama le parti alla necessità di garantire un avanzamento sui diritti specifici dei minori, compreso il loro accesso alla giustizia, e sull’obbiettivo di eradicare il lavoro minorile.

Podcast “Non è un gioco”

 In occasione del recente lancio del rapporto “Non è un gioco” sul lavoro minorile, Save the Children ha realizzato una serie podcast in 4 puntate che tratta il tema del lavoro minorile in Italia, partendo da una visione generale e dai dati del fenomeno, e si concentra sugli aspetti di correlazione con la dispersione scolastica, sulle forme più dannose di lavoro minorile e sul mondo della giustizia minorile. Il podcast “Non è un gioco”, realizzato in partnership con Will Media – la media company nata con l’obiettivo di ispirare il cambiamento, generando consapevolezza sui grandi temi del nostro tempo – è disponibile su Spotify e su tutte le piattaforme gratuite di streaming. In ogni puntata la giornalista Silvia Boccardi affronta i temi chiave del lavoro minorile mi a partire dalle testimonianze dirette di ragazzi e ragazze, in un dialogo aperto con gli esperti di Save the Children e numerosi ospiti.

 

Per informazioni:

Tel. 3455508132 – 3409367952 – 3389625274 – 3385791870
ufficiostampa@savethechildren.org

www.savethechildren.it

[1] ILO and UNICEF, Child Labour. Global Estimates 2020, Trends and Road Ahead, 2021

[2]  Il lavoro minorile viola il diritto di ciascun minore “di essere protetto contro lo sfruttamento economico e di non essere costretto ad alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale” così come sancito dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC, art. 32): https://www.savethechildren.it/convenzione-sui-diritti-dellinfanzia

[3] Eurostat EU-27

[4] Sono classificate come assolutamente povere le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore al valore della soglia di povertà assoluta (che si differenzia per dimensione e composizione per età della famiglia, per ripartizione geografica e per tipo di comune di residenza). Fonte: Istat, 2022, https://www.istat.it/it/files//2022/06/Report_Povert%C3%A0_2021_14-06.pdf

[5] https://www.istat.it/it/files//2022/10/Condizioni-di-vita-e-reddito-delle-famiglie-2020-2021.pdf

[6] Non è un Gioco – Ricerca quantitativa realizzata su un campione probabilistico rappresentativo della popolazione di studenti iscritti al biennio della scuola secondaria di II grado tra dicembre 2022 e febbraio 2023 attraverso la compilazione di 2080 questionari da parte di ragazze e ragazzi di età compresa tra 14 e i 15 anni in 72 scuole campione. https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/non-e-un-gioco

[7] Sono stati esclusi dal computo i piccoli lavoretti domestici, come ad esempio “mettere a posto la stanza”, “apparecchiare la tavola”, “rifare il letto”, “portare fuori il cane”, ecc.

[8] EUROSTAT, Labour Force Survey, 2021

[9] Eurostat (2023), https://ec.europa.eu/eurostat/web/products-eurostat-news/w/DDN-20230526-3

[10]  Il lavoro minorile viola il diritto di ciascun minore “di essere protetto contro lo sfruttamento economico e di non essere costretto ad alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale” così come sancito dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC, art. 32): https://www.savethechildren.it/convenzione-sui-diritti-dellinfanzia

[11] https://www.europarl.europa.eu/news/it/press-room/20230524IPR91907/sostenibilita-imprese-frenare-l-impatto-negativo-su-diritti-umani-e-ambiente e https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/ip_22_1145

 
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