Stavolta son tornato appositamente, assieme alla mia compagna Caterina, per assistere all’evento più importante organizzato a Treia: La Disfida del Pallone col Bracciale. Aggirandomi per le vie di Treia il pomeriggio e la sera di questa prima domenica di agosto avevo la sensazione di essere precipitato nel set magico della Città delle Donne. Son sicuro che il maestro Federico Fellini avrebbe apprezzato la scenografia che si dipanava senza sforzo in ogni angolo del paese marchigiano più rinomato al mondo. Rinomato per cosa? Apparentemente per la sua struttura architettonica e la bellezza del circondario, in realtà per la sua capacità di mostrare alcune peculiari qualità di vita sociale, dalle profonde radici.
Nella società tradizionale alla base di tutto risiede la donna, la famiglia, il lavoro, l’amore per i campi e per gli armenti, la fantasia e le speranze nel futuro. La Disfida della palla col bracciale che qui si ripete ogni anno, con esibizione di muscoli, corpi villosi, barbe, crape pelate, abilità guerriere, giocata dai maschi dei quattro rioni di Treia, sembra abbia un solo scopo: fare da corollario e da celebrazione di quelle antiche tradizioni. Ciò è dimostrato dalla presenza delle innumerevoli donne che dominano la piazza. Le donne di Treia sono il vero trofeo in palio alla Disfida, loro le regine che decidono le sorti della continuità sociale. La comprensione di ciò è avvenuta in un crescendo, a partire dalla sfilata in costume sotto il sole cocente, accompagnata da tamburini coraggiosi, fino alle grida d’incitamento nell’Arena. In verità sono le donne a dirigere sempre la scena, a decidere le sorti della Disfida.
Chissà perché mi è venuto in mente, mentre assistevo in silenzio attonito al susseguirsi degli eventi tumultuosi, la buona riuscita del Ratto delle Sabine “d’ailleurs”. Quei poveri pastori solitari, dedidi all’astinenza forzata sui colli di quella che diventerà Roma, non poterono resistere alla tentazione e -forse senza alcuna intenzione pregressa- all’improvviso agguantarono quelle donne rigogliose che si paravano davanti ai loro occhi affamati e se le portarono nelle loro capanne sui sette colli. Sì, perché son sicuro che il famoso ratto avvenne durante una sorta di riffa del bestiame in cui i pastorelli latini lasciarono volentieri le loro bestie per portarsi via le floride sabine. I pastori, si sa, sono maschi grezzi, non potevano aspettare di essere scelti e scelsero loro le proprie spose. Per fortuna a Treia il popolo si è dimostrato più rispettoso verso il mondo femminile ed i maschi si son limitati a mettere in evidenza la loro forza e tenacia nella gara, con il gioco a squadre della disfida del bracciale. Ma sono state le incitazioni delle floride ed aggraziate donne di Treia che hanno fatto volare alte le palle di duro cuoio al vento.
Questo l’aspetto romantico ed immaginifico vissuto da me durante la finalissima della Disfida del 4 agosto 2019. Poi ci sarebbero da notare alcuni spaccati sia belli che brutti vissuti durante i giorni precedenti. La disseminazione di bicchieri e bottiglie di plastica che ogni mattina trovavo lungo la via Lanzi ed in piazza della Repubblica, le tamburriate ad alto volume di alcune serate simil-rave, intercalate però da apprezzabili scenette artistiche e musicali, dalla fantasia di botteghe artigiane aperte qui e lì nelle vie del centro, dalle tavolate imbandite nelle taverne… Una mostra in particolare mi è piaciuta quella allestita nel foyer del teatro comunale dal Cinefotoclub il Mulino, con bellisime immagini corredate da brevi poesie della poetessa LuNa.
E la Disfida del pallone col bracciale che risultati ha avuto? La gara quest’anno è stata vinta dal Borgo dei contadini, seguito da quello degli artigiani di Vallesacco e dagli artisti zingari dell’Onglavina, ultimo classificato il rione dei notabili del Cassero. Così viene rispecchiato il valore reale della società di Treia.
Fonte: https://treiacomunitaideale.blogspot.com/2019/08/treia-4-agosto-2019-la-disfida-del.html
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