Sarzana – Val di Magra – Si sono svolti, sabato 9 febbraio alle ore 10 presso la pieve Baccano, i funerali di Luciano Ricco, partigiano combattente “Cooper” nella Brigata Garibaldi “Ugo Mucini”. Classe 1923 Ricco è stato salutato per l’ultima volta nella sua Arcola da famigliari, Anpi e Archivi della Resistenza che lo ha ricordato così: “Era un uomo umile e schivo, che non amava vantarsi dei suoi onori di partigiano combattente. Il tramite è stato uno dei suoi amati nipoti, Michele De Luca, pittore e poeta trasferitosi a Roma, che frequentando il museo (lui è stato amico e allievo di due grandissimi da noi molto amati: Paolo Bertolani e Ansano Giannarelli) ci parlò di questo suo zio partigiano. Ci ricordiamo ancora bene che nell’agosto 2013 appena concluso il nostro festival“Fino al cuore della rivolta”, andammo trovarlo insieme a un bel gruppo di ragazzi, con la nostra telecamera per registrare quella che probabilmente era la sua prima intervista ufficiale. Fu un’intervista lunga e piena di racconti preziosi: Luciano ci accolse con il sorriso e la serenità di chi sa di aver lottato dalla parte giusta, di chi ha saputo coltivare i propri ideali. Aveva una simpatia che subito ti conquistava. Dopo l’intervista aveva ancora voglia di raccontarci della sua vita di adesso, di farci vedere i bei quadri da lui realizzati, in cui raccontava alcuni degli episodi della sua esperienza partigiana. Da lì nacque un bel rapporto, sempre per il tramite di Michele, che qualche volta lo portava a trovarci al Museo Audiovisivo della Resistenza di Fosdinovo. Due momenti rimangono memorabili: il primo è quando ci portò a vedere la collina (alle Prade, al bivio per Ponzanello a poca distanza dal Museo) dove avevano posizionato la mitragliatrice il 29 novembre. Si commosse al ricordo dei caduti e a un certo punto ci confidò che quando era sui monti fosdinovesi lo consolava la vista del suo Golfo dei Poeti e quando guardava il paese di Arcola, pensava alla sua famiglia lontana. Un altro momento è stato quando abbiamo organizzato al museo un incontro privato tra lui e Giorgio Cargioli, l’ultimo comandante della «Gerini». Giorgio negli anni Cinquanta si era trasferito in Svezia e da lì scendeva tutte le estati (avendo paura di prendere l’aereo ha viaggiato fino a 94 anni guidando egli stesso la macchina). Quell’incontro sotto i castagni fu davvero commovente per loro (che si ritrovavano dopo molti anni) e un grande insegnamento per noi, fu anche la dimostrazione del forte legame che legava questi straordinari uomini in montagna e ancora fino ai nostri giorni. Luciano, lo schivo Luciano quello che non amava esibirsi, che mai si sarebbe messo in mostra, è stato davvero un uomo straordinario. È straordinario infatti anche l’essere grandi mantenendo sempre l’umiltà. Con lui se ne va un altro pezzo di una storia importante e viene da chiederci cosa possiamo fare in questa triste epoca per essere all’altezza di questi coraggiosi costruttori di democrazia e di pace, per portare avanti il loro cristallino esempio. Dovremmo essere tutte e tutti un po’ più Luciano nella vita di tutti i giorni, trovare quel coraggio di ribellarci alle ingiustizie che non mancò a lui e ai suoi compagni, quando la storia chiese loro il conto”.
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