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13 agosto Teatro Tor Bella Monaca – NOTA STONATA

13 agosto Teatro Tor Bella Monaca – NOTA STONATA
Agosto 11
14:55 2020

Giuseppe Pambieri Carlo Greco
in
NOTA STONATA
di Didier Caron
Traduzione di Carlo Greco
Regia Moni Ovadia
Lo spettacolo debutterà al 54.mo Festival di Borgio Verezzi”
Siamo ai primi anni ’90. L’azione si svolge presso la Filarmonica di Ginevra, specificatamente nel
camerino del direttore d’orchestra di fama internazionale, Hans Peter Miller. Alla fine di uno dei
suoi concerti, Miller, rientrato in camerino, viene importunato più volte da uno spettatore
invadente, Léon Dinkel, che si presenta come un grande ammiratore del maestro, venuto
appositamente dal Belgio per applaudirlo. Comunque più il colloquio, fra i due, si prolunga più il
comportamento di questo visitatore diventa strano e oppressivo. Finché si giunge a scoprire un
oggetto del passato……
Chi é dunque questo inquietante Signor Dinkel ? Ma soprattutto cosa vuole realmente dal direttore
Miller ?
NOTE DI REGIA
Il regista, produttore e organizzatore teatrale
Alessandro Gilleri un giorno mi ha telefonato
e mi ha chiesto a bruciapelo: ”La faresti la
regia di un testo di prosa, un Kammerspiel con
due attori?Poi passando al dialetto triestino
ha soggiunto senza darmi tempo di replicare –
prima de risponderme te lo legi e poi te me
disi”. Gli ho fatto fede pensando.:” se si è
rivolto ad un pusher di teatro eterodosso
come me che ho spacciato molte cose ma mai
la Prosa, ci deve essere sotto qualcosa di
intrigante.”
Ed è stato così.
La pièce di Didier Caron, “La Nota Stonata” è, a mio parere, un testo teatrale deflagrante. Dopo
poche folgoranti quanto semplici battute di dialogo mi sono sentito agguantare per l’anima e il basso
ventre e quella sensazione non mi ha mollato più fino alla parola fine. L’ho letto d’un fiato, a bout
de souffle. Quali problemi si pongono alla regia? A parte l’impianto scenico che a mio modo di
sentire, pur svolgendosi la pièce interamente nel camerino di un direttore d’orchestra, deve avere
elementi allusivi e trasfiguranti così come le luci, la regia deve porsi al servizio dello scavo attoriale
per guidare, sostenere, provocare ed “estorcere agli attori” una totale immersione in una temperie
prima ancora che in una messa in scena teatrale. Lo sforzo deve essere quello di costruire una
complessa partitura in forma musicale, le cui note, i fraseggi, le pause e le dinamiche siano i
movimenti intrapsichici dell’interpretazione, le reazioni, le titubanze, le messe in iscacco, le entrate
in una suspance e le uscite, per entrare in una nuova tensione che coinvolgano e travolgano lo
spettatore per renderlo testimone di ciò che è terrificante nell’umano e proporgli una possibilità di
redenzione alla quale può accedere solo chi sia disposto ad avere coscienza di quale inferno l’essere
umano può essere capace di inventare contro il proprio simile.
Moni Ovadia

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