Giornata mondiale dell’ambiente
Giornata mondiale dell’ambiente: plastica, da ENEA innovazioni e consigli per uno stile di vita sostenibile
In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente (5 giugno), quest’anno dedicata alla lotta all’inquinamento da plastica (#BeatPlasticPollution), ENEA fa il punto sulle ricerche in questo settore, invitando ad adottare comportamenti individuali e collettivi all’insegna di uno stile di vita ecosostenibile.
Da quando il chimico italiano Giulio Natta scoprì il Polipropilene isotattico, che gli è valso nel 1963 il Premio Nobel per la chimica insieme al collega tedesco Karl Ziegler, i materiali polimerici derivati dal petrolio, che comunemente chiamiamo plastiche, costituiscono la maggior parte degli oggetti che utilizziamo[1] tutti i giorni; questo perché il basso costo, l’alta funzionalità e l’estrema resistenza rendono la plastica adatta a mille usi, dai contenitori usa e getta alle valvole cardiache. Ma in pochi anni la sua grande diffusione si è anche trasformata in un’emergenza ambientale. Infatti, da un recente studio dell’ENEA è emerso che oggetti e frammenti di plastica rappresentano oltre l’80% dei rifiuti raccolti sulle coste e nelle acque del Mediterraneo. Negli ultimi dieci anni la produzione della plastica è stata superiore a quella di tutto il XX secolo e, secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), se non si inverte il trend attuale, nel 2050 nei mari ci sarà più plastica che pesce.
“Da tempo l’ENEA studia e sviluppa nuove tecnologie e processi per il recupero e il riciclo di materie prime da rifiuti al servizio del Paese; dal 2015, è anche impegnata nell’attività di monitoraggio e caratterizzazione delle plastiche nei mari, nei laghi, nei fiumi e nelle spiagge; inoltre si occupa di analizzare i fragili equilibri degli ecosistemi”, sottolinea Roberto Morabito, direttore del dipartimento “Sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali” dell’ENEA. “Partendo da queste attività e dall’esperienza pluriennale dei nostri ricercatori, intendiamo favorire comportamenti più compatibili con l’ambiente, riducendo il consumo di plastica ed evitandone l’abuso e l’uso scorretto, senza però ‘criminalizzare’ il materiale in sé”, aggiunge Morabito.
“I materiali polimerici sono materiali leggeri e resistenti dei quali non possiamo più fare a meno. Inoltre, si tratta di materiali che ‘appartengono’ alla Terra, provenendo dalle sedimentazioni millenarie che hanno generato il petrolio”, spiega Loris Pietrelli della divisione “Protezione e valorizzazione del territorio e del capitale naturale” dell’ENEA. “Il vero cambiamento di paradigma sta nell’evitare gli usi impropri della plastica, con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza delle nostre azioni quotidiane, ad esempio nell’acquisto di prodotti usa e getta e nel loro smaltimento. Ma come ricercatori puntiamo anche a trasformare la plastica da rifiuto disperso nell’ambiente a risorsa per produrre altri oggetti o energia, all’insegna di un’economia circolare”, conclude Pietrelli.
Le azioni quotidiane suggerite da ENEA possono riassumersi nel motto: Privilegia, Usa, Riduci, Evita. Segui i consigli PURE tu!
PRIVILEGIA
Conoscere il modo in cui gli oggetti di plastica vengono smaltiti o dispersi nell’ambiente ci permette di sceglierli in modo più consapevole. Sarebbe opportuno ridurre la nostra impronta ecologica, privilegiando l’uso di oggetti realizzati in materiali che non ci sopravviveranno, soprattutto per prodotti monouso.
• tessuti di fibre naturali
Da studi recenti è emerso che per ogni lavaggio in lavatrice si possono scaricare fino a 700mila microfibre, la maggior parte di origine sintetica, che a causa delle dimensioni ridotte non vengono trattenute dagli impianti di depurazione delle acque reflue e si diffondono nell’ambiente. I tessuti realizzati con le fibre naturali sono più idonei per l’ambiente in quanto rilasciano quantità inferiori di microfibre ed essendo traspiranti sono più adatti anche per il nostro corpo.
• acqua del rubinetto
Per ogni litro di acqua imbottigliata se ne consumano almeno 5 di acqua di processo e si usano 35 g di plastica, pari a 100 cm3 di petrolio, producendo 80 grammi di CO2. Per trasportare una bottiglia di plastica si consumano mediamente circa 20 cm3 di petrolio con emissione di 48 grammi di CO2. Ogni anno in Italia si consumano 270 litri di acqua minerale pro capite, equivalente a 180 bottiglie da 1,5 litri con un impatto ambientale pari a 22 litri di petrolio, 108 litri d’acqua e 23 kg di CO2.
• cialde per il caffè compostabili
Sono 10 miliardi le capsule per il caffè in plastica vendute nel mondo. Solo queste in Italia producono circa 120mila tonnellate di rifiuti all’anno. Tutto ciò solo per mettere 5 g di polvere di caffè in un imballaggio monouso! Meglio privilegiare cialde biodegradabili oppure l’uso della moka o di altre caffettiere.
• prodotti con packaging ridotto, biodegradabile o compostabili, prodotti alla spina e ricariche
Secondo studi ENEA oltre il 17% del packaging rinvenuto sulle spiagge italiane è costituto da materiale utilizzato per avvolgere cibo. Spesso affidiamo al packaging una ragione estetica piuttosto che funzionale “impacchettando” anche ciò che è già “protetto” in natura (come ad esempio la noce di cocco o il melone). Tra i vari tipi di imballaggi, il packaging multi-materiale è difficilmente riciclabile mentre tra quelli più utilizzati vi è il polistirolo espanso (PSE) che a causa della sua bassa densità, non sempre viene riciclato. A questo proposito, l’ENEA sta sviluppando un processo di solubilizzazione che consente di recuperare il polimero vergine.
• raccolta differenziata
Secondo studi recenti nel 2017 la raccolta differenziata ha registrato un trend positivo con 52,5% (+5% rispetto al 2015), ma siamo comunque in ritardo rispetto all’obiettivo del 65% fissato per il 2012. La raccolta differenziata favorisce il riciclaggio delle plastiche, la riduzione degli impatti sull’ambiente e la sostenibilità economica.
USA
Gli oggetti di plastica che utilizziamo nelle nostre azioni quotidiane vivranno con noi e dopo di noi per un periodo più o meno lungo. Nel frattempo, se non correttamente smaltite, si degradano e interagiscono con molecole inquinanti diffuse nell’ambiente che possono essere veicolate nelle varie catene alimentari fino ad arrivare nei nostri piatti.
• contenitori di lunga durata, stoviglie riutilizzabili o biodegradabili
I polimeri più comunemente utilizzati (polipropilene, polietilene, polistirene) per realizzare i contenitori permangono nell’ambiente fino a centinaia di anni. Se non è possibile utilizzare oggetti di lunga durata come quelli di vetro, è preferibile usare oggetti in materiale biodegradabile o compostabile come i biopolimeri (ad esempio quelli derivati da zuccheri).
• shopper bag riutilizzabili, biodegradabili o compostabili
Il consumo mondiale annuale di sacchetti di polietilene è stimato in 500 miliardi. Da studi ENEA è emerso che la maggior parte dei frammenti di plastica ritrovati in mare, nei laghi e lungo le spiagge derivano dalla degradazione di sacchetti di polietilene i cui frammenti (<2,5 cm) rappresentano il 22% dei rifiuti plastici che invadono le nostre spiagge. La maggior parte di essi viene utilizzata una sola volta e poi gettata via.
• simbologia presente sugli oggetti di plastica
Attenzione ai materiali utilizzati per gli imballaggi: si può imparare a riconoscere i diversi materiali polimerici attraverso la simbologia prevista dalla Direttiva 94/62/CE (art. 219 c. 5) che invita i produttori a indicare le caratteristiche dei materiali utilizzati. Sulle confezioni di plastica, il nastro di Moebius (le tre frecce che si rincorrono formando un triangolo) è il simbolo della riciclabilità, mentre i numeri presenti al suo interno (da 1 a 7) indicano il polimero utilizzato secondo un codice prestabilito che, in alcuni casi, è accompagnato anche da sigle. Questo può aiutare nella gestione della plastica a fine vita.
RIDUCI
Quando facciamo la spesa acquistiamo solo ciò di cui abbiamo bisogno, favorendo uno stile di vita più rispettoso dell’ambiente.
• utilizzo di bottiglie di plastica
le bottiglie di plastica sono state rinvenute nel 92% delle spiagge italiane monitorate (studio ENEA). Per produrre le bottiglie per l’acqua usate in un anno negli Stati Uniti, occorrono 17 milioni di barili di petrolio (mentre il 20% della popolazione mondiale non ha accesso all’acqua potabile). Per portare l’acqua sempre con noi, possiamo utilizzare bottiglie riutilizzabili per un tempo più lungo.
• acquisto di prodotti alimentari freschi già confezionati (ortofrutta, pane, formaggi)
Da studi ENEA il 74 % della plastica rinvenuta nelle acque dei principali laghi italiani è costituita da frammenti spesso riconducibili al packaging e circa il 20% è costituta da PSE.
• uso di accendini usa e getta
Da studi ENEA è emerso che gli accendini sono presenti nel 42% delle spiagge italiane monitorate. Sono difficili da riciclare perché costituti da più materiali che vivranno molto a lungo. È preferibile utilizzare quelli ricaricabili.
EVITA
Il 97 % dell’acqua del pianeta si trova negli oceani che, oltre a regolare la vita sulla Terra, costituiscono un serbatoio di CO2, determinano il clima e contengono la maggior parte delle specie del pianeta. Eppure oltre 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare ogni anno, trasportati dai fiumi. Se il rifiuto esiste in natura, è solo grazie alla nostra specie: la natura non conosce questo termine.
• cotton fioc non biodegradabili
I bastoncini per la pulizia delle orecchie gettati nel wc superano gli impianti di depurazione e, attraverso i fiumi, raggiungono il mare. Da una recente ricerca ENEA è emerso che tutte le spiagge italiane sono cosparse di questi bastoncini colorati che si degradano formando microplastiche che rappresentano il 46% degli “oggetti” rinvenuti. Non solo: lungo le spiagge italiane ne sono stati stimati 100 milioni. Se li mettessimo in fila, raggiungerebbero il centro della Terra. Dal primo gennaio 2019 scatterà il divieto di commercializzare in Italia cotton fioc non biodegradabili.
• cannucce per bere
Dai nostri studi, le cannucce integre costituiscono l’1,1% dei rifiuti di plastica trovati sui litorali italiani e sono presenti nel 75% delle spiagge monitorate. Le usiamo per pochi minuti, spesso sono a loro volta impacchettate, il loro utilizzo termina lì ma la loro vita e il loro “naufragare” continua per decenni contribuendo poi alla produzione di microplastiche.
• prodotti usa e getta in genere
La goccia di petrolio che serve per creare un bicchiere di plastica, che si usa per pochi minuti, impiega 70 milioni di anni a formarsi. Riflettiamo sul fatto che si fabbricano oggetti che si utilizzano per pochi minuti con materiali che durano per sempre. L’UE ha proposto nuove regole che introdurranno il divieto di commercializzare alcuni prodotti di plastica: laddove esistono alternative facilmente disponibili ed economicamente accessibili, gli oggetti monouso saranno esclusi dal mercato. Oltre ai bastoncini per le orecchie a alle cannucce, il divieto si applicherà a posate, piatti, mescolatori per bevande e aste per palloncini, tutti prodotti che dovranno essere fabbricati esclusivamente con materiali sostenibili.
• utilizzo di cosmetici con microplastiche (scrub, creme e dentifrici)
Secondo recenti studi europei, ogni anno si usano oltre 4 mila tonnellate di microsfere (microbead), pari a 17,5 mg pro capite ogni giorno, che non vengono trattenute dai depuratori e si riversano totalmente in mare. Oltre il 90% è costituita da polietilene. Recentemente è stata approvata una normativa che ne vieterà l’uso a partire dal 2020.
• utilizzo di rasoi usa e getta
Sono difficilmente riciclabili poiché assemblati con materiali diversi fra loro. In un anno, rasandoci ogni giorno produciamo 1,65 kg di rifiuti se si utilizzano rasoi usa e getta mentre se si opta per i rasoi ricaricabili, la quantità di rifiuti è 12 volte inferiore[2] (0,14 kg).
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