10 giugno 1981. Alfredino Rampi, tragedia in diretta
Quarant’anni fa, il 10 giugno 1981, una notizia straordinaria lanciata dalla tv sconvolge l’Italia intera, reduce da un decennio infame e ancora scossa dall’attentato al Papa in piazza San Pietro il 13 maggio. Alfredino Rampi, di sei anni, cade in un pozzo artesiano a Vermicino, sotto Frascati, e vi resta imprigionato. Da quel momento si entra in un incubo, dove tutto va a rilento e la voce del bambino sembra che parta direttamente dalle nostre viscere.
Arrivano i soccorsi da tutte le parti del mondo, ma i tentativi falliscono uno dopo l’altro.
Intanto si raduna sul luogo della disgrazia una folla di curiosi e di venditori ambulanti con i carrettini carichi di panini e bibite, e mentre ci si ristora si continua a studiare la situazione, che appare sempre più disperata.
A turno si calano nel pozzo – un cunicolo di trenta centimetri profondo ottanta metri – volontari, speleologi e perfino un nano e un contorsionista. Arrivano sul posto personaggi di rilievo che intralciano le operazioni con la loro presenza ingombrante, le telecamere s’incrociano, i cronisti si sgolano.
Nelle case il televisore resta acceso giorno e notte, e quella parola “mamma” che giunge da un microfono calato in profondità diventa un’invocazione sempre più debole e penetrante mentre tutto il resto sparisce.
Poi l’annuncio che raggela il sangue: il bambino non si muove più, ha cessato di respirare a sessanta metri di profondità. Alfredino muore sotto i riflettori dopo sessanta ore di reality show trasmesso a reti unificate.
Triste a dirsi, finito lo spettacolo, seppure molto provati, si cambia canale e si torna a parlare dell’attentato a papa Wojtyla, dello scandalo della Loggia P2 e della P38, della banda Vallanzasca e della banda della Magliana, delle Brigate Rosse e di Ordine Nero, del narcotraffico e di Cosa Nostra, delle imminenti nozze di Carlo D’Inghilterra e Lady Diana che saranno trasmesse in mondovisione. Ma quella voce di bambino che sempre più fievolmente invoca la madre, è ancora e sempre viva e agghiacciante, incancellabile per chi ha vissuto con partecipazione e disperata impotenza quell’orrendo dramma.
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