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1 miliardo di bambini vive in Paesi a rischio estremo di subire gli impatti del cambiamento climatico

Maggio 20
09:17 2022

Infanzia, IMPOSSIBILE: Save the Children, 1 miliardo di bambini vive in Paesi a rischio estremo di subire gli impatti del cambiamento climatico, 450 milioni in zone di guerra, 193 milioni di persone in 53 Paesi sono in stato di grave insicurezza alimentare, 35,5 milioni migranti o rifugiati fuori dai propri Paesi. Conflitti, emergenze climatiche, migrazioni amplificano le disuguaglianze e hanno un impatto devastante su vita, benessere e diritti di milioni di minori nel mondo

Durante la quattro giorni di IMPOSSIBILE 2022, l’evento promosso dall’Organizzazione per promuovere concretamente i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, in primo piano la prevenzione e la risposta alle crisi tra cui quella alimentare, la giusta transizione ecologica anche attraverso la finanza climatica, una reale partecipazione giovanile alle decisioni che li riguardano, l’incremento delle risorse per l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo, e finanziamenti più flessibili

 

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Conflitti, pandemie, crisi climatica hanno un impatto devastante sulla vita, il benessere e i diritti delle nuove generazioni, provocando siccità e gravissime insicurezze alimentari, aumentando le disuguaglianze all’interno delle comunità, con un incremento del numero di persone in povertà e di coloro che hanno bisogno di assistenza umanitaria e forzando spesso i minori a lasciare i propri Paesi per trovare un futuro possibile e sicuro altrove[1].

Si stima che già oggi 1 miliardo di bambine e bambini vivano in Paesi a rischio a causa della crisi climatica[2], che 450 milioni vivevano in zone di conflitto già prima della guerra in Ucraina – dalla quale sono fuggiti dal 24 febbraio 6,3 milioni di persone, di cui quasi la metà bambini –, che 35,5 milioni di minori nel 2020 siano migranti o rifugiati fuori dai propri Paesi e altri 23,3 milioni gli sfollati interni, con un aumento di quasi 10 milioni rispetto al 2015[3].

Queste crisi globali – spesso interconnesse – rappresentano un acceleratore di disuguaglianze, un moltiplicatore di minacce e rendono la crescita delle nuove generazioni un vero percorso a ostacoli. Due anni di pandemia, le conseguenze sempre più evidenti della crisi climatica e il dilagare dei conflitti hanno interrotto e messo fortemente a rischio i lenti, ma significativi progressi degli ultimi decenni. I diritti fondamentali che dovrebbero essere sempre garantiti restano ancora, per la vita quotidiana di milioni di bambini e bambine, solo degli slogan vuoti.

L’evento IMPOSSIBILE 2022, promosso da Save the Children, l’Organizzazione internazionale da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini in pericolo e per garantire loro un futuro, che è stato inaugurato ieri a Roma, continua oggi con il contributo di istituzioni, del mondo della ricerca e della comunicazione, del terzo settore, delle professioni, del mondo privato e, soprattutto, dei diretti protagonisti, i ragazzi e le ragazze e con l’obiettivo di avanzare proposte e azioni per interpretare questo orizzonte incerto e per promuovere concretamente i diritti dei bambini. Perché non si può permettere che, in questo momento storico tanto difficile, i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza subiscano un così grave arretramento.

Nella seconda giornata presso la sede di Save the Children, dedicata agli scenari internazionali, dopo l’apertura del presidente di Save the Children Claudio Tesauro, un panel di ospiti di alto rilievo, moderato da Luigi Contu, direttore dell’ANSA, analizzerà contesti di conflitti e crisi climatica, proponendo soluzioni per tutelare le generazioni future. A dare il loro contributo ci sono Marta Dassù – Editor in chief di Aspenia e Senior Advisor European Affairs dell’Aspen Institute, Maurizio Martina – Vice Direttore Generale FAO, Roberto Colaminè – Vice Direttore Generale/Direttore Centrale per le politiche bilaterali di cooperazione allo sviluppo e gli interventi di emergenza /MAECI, Alessandro Modiano – Inviato Speciale per il Cambiamento Climatico, MiTE, Alessandra Prampolini – Direttrice WWF Italia, Raffaele K. Salinari – Portavoce CINI – Coordinamento Italiano ONG Internazionali, Mario Cerutti – Responsabile Sostenibilità Lavazza Group, Sofia Torlontano e Simona Vassallo del Movimento Giovani per Save the Children e Daniela Fatarella, Direttrice Generale Save the Children Italia.

Per poter creare un mondo nel quale i diritti dell’infanzia sono tutelati a prescindere dal luogo nel quale si risiede è fondamentale assumere impegni coraggiosi e non più rimandabili. Mai come in questo momento è necessario incrementare le risorse per l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo e raggiungere l’obiettivo dello 0.7% del PIL entro il 2030, reintegrando i fondi utilizzati per il sostegno ai rifugiati e per l’assistenza umanitaria in Ucraina. Al contempo bisogna assicurare, inoltre, finanziamenti flessibili e di lungo periodo per prevenire, dare risposte tempestive e rafforzare la resilienza delle comunità alle crisi, siano esse climatiche, legate a conflitti armati o di altra natura”, dichiara Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children. “Le nuove sfide ci pongono di fronte al bisogno di prospettive differenti, a partire all’introduzione di criteri ambientali e sociali minimi estesi a ogni tipo di opere, beni e servizi, all’aumento dei finanziamenti per il clima e alla creazione di un nuovo meccanismo di finanza climatica. E poi ci sono i ragazzi, che rischiano di essere le principali vittime di guerre non volute da loro o di una crisi climatica che non hanno provocato, ma che hanno voglia di partecipare al processo di cambiamento, è da loro che dobbiamo partire, per esempio attraverso l’istituzione permanente dello Youth4Climate e il monitoraggio dell’effettiva partecipazione giovanile”.

 

Clima e crisi alimentare

Quasi ogni bambino nel mondo è esposto ad almeno un rischio ambientale e climatico come le onde di calore, i cicloni, l’inquinamento dell’aria, le alluvioni e la scarsità di acqua, ma circa 850 milioni – un terzo di tutti i bambini – sono esposti a 4 o più di questi fenomeni.

 

Gli eventi meteorologici estremi sempre più frequenti e dannosi, le precipitazioni meno prevedibili e le temperature crescenti hanno delle enormi conseguenze sulle persone e sull’ambiente, alimentando il circolo vizioso di crisi umanitarie, povertà e conflitti legati alla crescente scarsità di risorse. Mettendo a rischio la sicurezza alimentare di bambini e bambine in diverse regioni del mondo.

Il conflitto ucraino sta avendo gravissime ripercussioni sulla disponibilità di grano, oli vegetali e fertilizzanti. Per molti minori, nei Paesi più vulnerabili, questo vuol dire solo una cosa: fame cronica e denutrizione, che minacciano il loro sviluppo e la loro sopravvivenza. 193 milioni di persone in 53 Paesi sono in condizioni di grave insicurezza alimentare, con un aumento di quasi 40 milioni di persone rispetto ai numeri già record del 20203. Il pianeta sta affrontando la più grave emergenza alimentare del 21° secolo con livelli di fame e malnutrizione mai raggiunti prima, e centinaia di milioni di bambini ne stanno subendo le conseguenze. I livelli di malnutrizione attuali sono inaccettabili: ben 149,2 milioni di bambini sotto i 5 anni sono rachitici, 45,4 milioni sono deperiti e 20,5 milioni di neonati (14,6% di tutti i nati vivi) hanno un basso peso alla nascita. Quasi 26 milioni di bambini sotto i 5 anni soffrivano di deperimento e necessitavano di cure urgenti in 2314 delle 35 principali crisi alimentari, secondo le analisi effettuate nel 2021, sulla base delle analisi disponibili del Global Nutrition Cluster (GNC), HNO, e IPC.15

Per citare qualche esempio, in Afghanistan 9,6 milioni di bambini stanno soffrendo la fame a causa di una terribile combinazione tra collasso economico, aumento dei prezzi del cibo e siccità in corso. Il Libano, dove la valuta ha perso dal 2019 oltre il 90% del suo valore, è sprofondato in una delle peggiori crisi economiche al mondo dal 1850, che ha ridotto circa quattro milioni di famiglie, più di tre quarti della popolazione libanese, alla povertà negli ultimi due anni[4]. Il Corno d’Africa sta vivendo una delle peggiori siccità della storia recente. Ogni 48 secondi una persona rischia di morire di fame in Etiopia, Kenya e Somalia[5], che evidenzia il ripetuto fallimento del mondo nell’evitare disastri prevenibili. È passata più di una decade dalla risposta tardiva alla carestia del 2011 che ha ucciso più di 260.000 persone in Somalia – di cui la metà bambini sotto i 5 anni – e il mondo sta fallendo di nuovo nel rispondere alla fame catastrofica che stiamo vedendo nell’Africa orientale. Il numero di persone che soffrono la fame estrema nei tre Paesi è più che raddoppiato rispetto allo scorso anno, da più di 10 milioni a oltre 23 milioni di oggi e si stima che 5,7 milioni di bambini siano malnutriti, di cui più di 1,7 milioni lo sono gravemente[6]. Inoltre, a peggiorare la situazione c’è il fatto che il Corno d’Africa importa il 90% del suo grano – un alimento fondamentale per la maggior parte delle persone nella regione – dall’Ucraina e dalla Russia. L’impatto dell’insicurezza alimentare è più grave per le donne e le ragazze che si fanno carico di oltre il 75% del lavoro di cura non retribuito nel mondo, compresa la fornitura di cibo, ma che spesso mangiano per ultime e meno. È inaccettabile che solo il 2% dell’appello totale di 4,4 miliardi di dollari delle Nazioni Unite per il 2022 per Etiopia, Somalia e Kenya sia stato finanziato al 10 maggio 2022.

Oggi affrontare la crisi climatica, come crisi dei diritti dell’infanzia, richiede uno sforzo da parte di tutta la società e un impegno che sia al contempo locale e globale. Lo si può fare assicurando politiche focalizzate sui minori, garantendone la partecipazione attiva, coniugando sviluppo sociale e dimensione ambientale, in un’ottica di sostenibilità, volta a prevenire la creazione di nuove forme di disuguaglianza e povertà. In tale scenario l’educazione riveste un ruolo cruciale per preparare le nuove generazioni ai temi della sostenibilità ambientale e per trasformare gli stereotipi di genere che aumentano la vulnerabilità delle ragazze agli impatti dei cambiamenti climatici. Studi internazionali dimostrano come fenomeni apparentemente sconnessi, quali i matrimoni infantili, siano in realtà interconnessi con la crisi climatica, perché sono spesso la risposta all’impoverimento familiare causato da disastri climatici, con il conseguente abbandono scolastico delle ragazze.

“Non possiamo pensare di agire solamente nell’ottica di una risposta emergenziale e con interventi e risorse di breve periodo. Abbiamo bisogno di un approccio strutturale per affrontare le cause dei problemi, di una visione e di politiche di lungo periodo, supportate da fondi flessibili per rafforzare la resilienza delle comunità, allo stesso tempo occorre disporre di quei meccanismi in grado di anticipare il rischio, prevenire, allertare e rispondere alle crisi tempestivamente. Un esempio lampante è legato alla risposta alla crisi alimentare attuale. Abbiamo ancora una volta fallito nella capacità di anticipare e così evitare le conseguenze peggiori. La carestia di oggi è un fallimento politico, non abbiamo tenuto fede alla promessa fatta dieci anni fa a milioni di persone che oggi rischiano di morire di fame. L’unica possibilità che resta alla comunità internazionale, e all’Italia in particolar modo, nel suo ruolo all’interno del G7, è quello di sostenere i Paesi più durante colpiti con Fondi urgenti per la risposta umanitaria, che siano però flessibili per permettere il loro utilizzo laddove ce n’è maggiormente bisogno, e di cui venga garantita l’erogazione ad attori locali per il 25%” aggiunge Daniela Fatarella.

 

Conflitti

I conflitti e gli effetti a catena che generano nel mondo hanno un impatto devastante sulla vita, sul benessere fisico e mentale e sui diritti dei più piccoli.

Dall’Ucraina dove 126 scuole sono state distrutte e 1509 danneggiate, quasi 3 milioni di bambini hanno dovuto lasciare il Paese e oltre 650 sono stati feriti o uccisi, allo Yemen, dove le vittime civili sono aumentate del 60% negli ultimi 3 mesi del 2021 e dove circa la metà dei bambini lotta contro il disagio mentale, per arrivare in Siria, dove dopo 11 anni di conflitto, 6,5 milioni di bambini hanno bisogno di assistenza umanitaria. Questi solo alcuni dei teatri di guerra dove quotidianamente l’infanzia viene oltraggiata e violata.

Già prima della guerra in Ucraina, 450 milioni di bambini vivevano in zone in conflitto. 337 milioni sono a rischio di reclutamento da parte di forze armate, tre volte in più rispetto al 1990. In aumento pure le gravi violazioni accertate sui bambini, 26.425 nel 2020, con un incremento per il quarto anno consecutivo che ha fatto raggiungere un nuovo record da quando vengono monitorate. Nello specifico sono stati 8.432 i bambini uccisi o mutilati; 8.521 i reclutati o impiegati nelle forze armate o nei gruppi armati, circa 25 al giorno, con un aumento del 10% rispetto all’anno precedente; 1.268 sono stati stuprati o hanno subito altre violenze sessuali gravi; 3.202 sono stati rapiti; 856 gli attacchi a scuole (536) od ospedali (320); 4.144 i casi di diniego dell’accesso umanitario per i bambini con un aumento del 308% negli ultimi 5 anni.

In un solo anno, secondo gli ultimi dati disponibili[7], i ragazzi sono stati l’85% delle vittime di reclutamento e impiego, il 76% di quelle di rapimenti e il 70% di quelle di uccisioni e mutilazioni, mentre le ragazze hanno rappresentato il 98% delle vittime di violenza sessuale[8], e del conseguente stigma sociale che spesso le costringe a meccanismi riparatori, come i matrimoni precoci[9].

A loro volta, però i conflitti, sono alimentati dagli eventi climatici estremi che incrementano anche la probabilità di migrazioni e sfollamenti di popolazione[10]. In una spirale distruttiva, che colpisce prima e in maniera peggiore i bambini e le bambine, in particolare i più vulnerabili e indifesi, che vedranno inasprirsi le disparità esistenti.

Proteggere i bambini, le bambine e gli adolescenti dai conflitti e dalle conseguenze del cambiamento climatico, significa agire su livelli diversi e integrati tra loro, innanzitutto per prevenire l’insorgere dei conflitti e, quando questi si verificano, pretendere il rispetto del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani. La protezione dei minori nei contesti di conflitto passa attraverso la garanzia dell’accesso umanitario, la protezione delle infrastrutture civili, tra cui scuole e ospedali, e l’impegno a impedire e/o sanzionare ferimenti, uccisioni, abusi, rapimenti e l’arruolamento forzato dei bambini.

 

Migranti

Nel 2020 il numero dei profughi nel mondo è salito a 82 milioni, il 43% dei quali minorenne. Di questi, 30 milioni[11], di cui un terzo minori, sono stati costretti a migrare per motivi climatici, un numero tre volte maggiore rispetto alle persone sfollate a causa di conflitti e violenze, impennato in 5 anni (19 milioni) e destinato ad aumentare nei prossimi. L’86% delle persone in fuga ha cercato rifugio in Paesi in via di sviluppo e la stragrande maggioranza (73%) nei Paesi confinanti. Milioni di bambini, bambine e adolescenti lasciano il Paese di origine a causa di conflitti, persecuzioni, crisi climatiche, povertà estrema o, nel peggiore dei casi, costretti in reti di sfruttamento e tratta di esseri umani. In molti casi arrivano in Europa dopo viaggi lunghi e drammatici. A volte perdono la vita durante il viaggio, per la mancanza di canali sicuri di accesso.

 L’Europa ha nei loro confronti un obbligo di protezione e di accoglienza, alla luce della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ma spesso applica alle frontiere misure restrittive e di respingimento che violano questi principi. L’attuale risposta al conflitto in Ucraina in questo senso dovrebbe ispirare e riorientare le discussioni sul Patto europeo sulla migrazione e l’asilo verso la solidarietà tra Stati Membri, evitando di creare un sistema di gestione della migrazione a due livelli, con gruppi a cui sono offerti protezione e accesso ai servizi e altri costretti ad affrontare detenzione, stigmatizzazione e rimpatri non sicuri.

Sono necessari un nuovo atto europeo dedicato alla protezione dei minori migranti, una diretta assunzione di responsabilità dell’Unione Europea e degli Stati membri sul Mediterraneo, con un’azione coordinata di soccorso per scongiurare le continue morti in mare e con la definizione e il rafforzamento di vie di accesso legali protette e sicure per l’ingresso in Europa, il superamento del “sistema Dublino” per una condivisione delle responsabilità degli Stati membri.

 

I media partner dell’evento IMPOSSIBILE 2022, che ha il patrocinio di Rai per il Sociale, sono l’agenzia ANSA, Rai News 24, Rai Radio 3, Vanity Fair e Internazionale Kids e Tlon.

Durante l’intero programma, dal 19 al 22 maggio, IMPOSSIBILE 2022 sarà presente anche online dalle ore 8:30 alle 22 con una serie di momenti live per riflettere e confrontarsi sui temi dell’infanzia e dell’adolescenza messe a dura prova dagli effetti della pandemia, dai conflitti in atto, dalla crisi alimentare, dalle disuguaglianze e della povertà materiale ed educativa.  In particolare, il 19 e il 20, dalle ore 18 alle 22, è prevista la diretta sui canali social di Save the Children e Tlon, con Andrea Colamedici e Maura Gancitano, filosofi, scrittori e ideatori di Tlon, per dialogare con 30 esperti di impossibile e per riflettere insieme su un futuro che diventi possibile. Tutti i dettagli sono disponibili sulla pagina di IMPOSSIBILE 2022.

 

Rendere possibili le sfide per il futuro dei bambini che sembrano impossibili è il fil rouge del toccante video IMPOSSIBILE 2022 disponibile al link: https://vimeo.com/710068373/21eb040935

 

Le immagini iconiche di IMPOSSIBILE 2022 su conflitti, crisi climatica, migrazioni, povertà educativa e povertà digitale sono disponibili al link: https://www.contenthubsavethechildren.org/Share/r71q00218d1088p22e74md57taer33a0

Broll migrazioni, conflitti, crisi climaticahttps://vimeo.com/706558429/61dc0eb71f 

 

 

Per ulteriori informazioni:
Tel. 345 5508132 – 3389625274 – 3409367952
ufficiostampa@savethechildren.org
www.savethechildren.it

 

 

[1] United Nations, The Sustainable Development Report luglio 2021

[2] https://www.unicef.org/reports/climate-crisis-child-rights-crisis

[3] Dati Unicef

[4] The UN estimates that 78% of the Lebanese population lives below the poverty line, with 36% percent of the population living in extreme poverty: UN urges Lebanon to implement reforms as extreme poverty grows | United Nations News | Al Jazeera

[5] Il rapporto ‘Dangerous Delay: Cost of Neglect’, in collaborazione con l’Osservatorio Jameel, esamina i cambiamenti nel sistema di aiuti umanitari dal 2011. Si rileva che, nonostante una migliore risposta alla siccità dell’Africa orientale del 2017, quando è stata scongiurata la carestia diffusa, le risposte globali sono rimaste in gran parte troppo lente e troppo limitate per impedire che si ripeta oggi.

[6] Secondo l’Unicef

[7] Anno 2020

[8] UNGA, 26 luglio 2021, Report of the Special Representative of the Secretary-General for Children and Armed Conflict https://www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=A/76/231&Lang=E&Area=UNDOC

[9] UN Security Council, 30 Marzo 2021, Report of the Secretary-General on Conflict-related sexual violence https://reliefweb.int/sites/reliefweb.int/files/resources/S_2021_312_E.pdf

[10] Walking into the Eye of the Storm STC 2021

[11] IDMC | GRID 2021 | 2021 Global Report on Internal Displacement (internal-displacement.org)

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