Il Castello di Cervara
Arroccato su uno scosceso ed enorme scoglio dei Monti Simbruini, Cervara di Roma si estende per buona parte ad anfiteatro fra i dirupi della Morrecchia Nera e di Colle Pero. Cervara è collocata a ridosso di uno sperone roccioso, sul quale si eleva la poderosa Fortezza Medioevale. Dista 60 km da Roma e domina con grandiosi panorami l’alta Valle dell’Aniene. Il Castello di Cervara è citato per la prima volta nel 1051 tra i possedimenti dell’Abbazia di Subiaco. Una testimonianza certa si riscontra nella lapide fatta apporre nel chiostro di Santa Scolastica dall’Abate Umberto, inviato da Leone IX a reggere con la massima cura il Monastero di Subiaco. In essa Cervaria veniva inclusa fra i possedimenti del Monastero Benedettino fin dal 1051 nei quali restò ininterrottamente, salvo brevi interruzioni (1064, 1273-76, 1403). Nel picco più alto e inaccessibile del Monte venne costruita, nella prima metà dell’XI secolo, la Fortezza, ed il paese venne designato Rocca Cervaria nell’atto col quale Papa Pasquale II riconfermava il possedimento dei beni al Monastero. Il dominio dei Benedettini venne contrastato da Pelagio di Jenne, amministratore di Santa Scolastica che, dopo aver tentato inutilmente di farsi eleggere Abate del Sublacense occupò con l’inganno, nel 1273, la Fortezza di Cervara circondandosi di uomini senza scrupoli. Dominò il Feudo per tre anni, saccheggiando e devastando castelli e campagne finchè Guglielmo di Borgogna, inviato da Papa Innocenzo V, dopo due mesi di scontri sanguinosi, riuscì a sconfiggerlo. Catturato e condotto in carcere nella Rocca di Subiaco, morì fra stenti e sevizie mentre i suoi soldati venivano passati per le armi. Nel 1509 Pompeo Colonna, figlio del Principe di Salerno, nominato Abate del Sublacense, tentò con un colpo di mano di restaurare la Repubblica Romana. Fallito il tentativo, si salvò dal furore di Papa Giulio II richiudendosi nella Rocca di Cervara, rimanendovi fino alla morte del Papa, restaurandola e fortificandola.
I resti della Rocca, detta Corte, dominano ancora oggi il paese che si è sviluppato intorno ad essa e che ha conservato intatto l’aspetto medioevale. Dai primi anni dell’800, Cervara di Roma divenne meta di artisti. Dagli inizi degli Anni ’80 il maestro Bianchi, titolare della cattedra di scultura all’Accademia di Belle Arti di Firenze, ha voluto tradurre in pratica la definizione del grande poeta Raphael Alberti, che da queste parti soggiornò e parlò di Cervara come di una “scultura nella roccia” ; infatti sono sorte dalla sua pietra bianca una serie di figure, simboli di pace e fratellanza, insieme a grandi tavole che recano poesie e murales.Tutte queste opere si rincorrono in un susseguirsi di vicoli, archi, scalinate, piazze, dove l’accesso delle automobili è impossibile e il panorama circostante si fonde in armonia con le vivaci espressioni d’arte.
Bibliografia: (Ist. Italiano Castelli – Bonechi – Viaggio nel costume – il Castello VI° / VI° anno)
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