Per entrare nel profondo di una cultura paesana, occorre capire i sentimenti della sua gente riguardo il paese natio.
La forma migliore con cui una persona esterna questi sentimenti è il dialetto, perché è il suono della gente comune, è la radice nel territorio. Gli fa avere coscienza di essere frammento della comunità in cui vive. Il dialetto si presenta come una lingua vergine e connaturale, come lo ‘strumento musicale’ più appropriato per dare voce al proprio io. In questa rubrica del Portale è riversata la raccolta completa dei testi in vernacolo scritti da alcuni poeti dei Castelli romani e prenestini e apparsi nel corso degli anni sulla rivista “Controluce”. I dialetti utilizzati sono quelli di Colonna, Frascati, Genzano di Roma, Monte Compatri, Palestrina, Rocca di Papa, Rocca Priora, e Velletri. Immergetevi in questi ‘racconti’ per ritrovare, con le parole di ‘una volta’, storie passate e viverle direttamente ricordando particolari e piccoli avvenimenti quasi obliati. «In due modi, quando si è uomini di cultura, si può essere dialettali: o traducendo dalla lingua, giocando sull’effetto di novità che il trasporto può imprimere anche a un luogo comune, o ricorrendo al dialetto come a una lingua vera e propria, quando la lingua sia considerata insufficiente o impropria a un’aspirazione. |