Anno
IX numero 9 - settembre 2000
LIBRI
I ritrovamenti e
l'arte dell'epoca glaciale spiegati da Herbert Kuhn
Edizioni Mediterranee
di Mario
Giannitrapani
Questo saggio, tradotto
dall'originale tedesco per merito di Gioachino Lisi ed edito nell'ormai lontano 1966
a quanto ci risulta non più ristampato ha l'apparente veste del consueto
manualetto introduttivo alla preistoria. Nasconde però una messe di dati e informazioni
più che soddisfacenti, di cui ci si avvede solo dopo un'attenta e completa lettura, e
costituisce una storia delle ricerche del tutto originale, specie per l'assenza completa,
ancor oggi, di uno studio di questo tipo nel panorama editoriale e specialistico nostrano
(saggi dello stesso ambito disciplinare si soffermano difatti maggiormente su aspetti di
tipo metodologico). Difatti la narrazione delle principali scoperte dei vari cicli di
pittura e arte quaternaria è scandita e organizzata per decenni a cominciare dal 1833
fino al 1960, con una dovizia ed esaustività di riferimenti a persone, ambienti,
avvenimenti filosofici e bibliografia da stupire per la dimenticanza che questa ricerca ha
subito, soprattutto per un pubblico di cultori e appassionati del settore. Dice
giustamente l'autore che "l'arte dell'epoca glaciale è venuta alla luce come una
meraviglia, incomprensibile ed incompresa, soprattutto insospettata. Questo mondo era
scomparso, nessuno al mondo ne poteva più sospettare l'esistenza"; esso difatti
emerse improvvisamente dal grembo profondo della terra sconvolgendo letteralmente tutte le
opinioni allora consolidate e i pregiudizi scientifici del tempo. Tra i resoconti più
avvincenti anche la certezza acquisita, dopo ritrovamenti avvenuti negli anni 1862-90
della frequenza cultuale maddaleniana (15-10.000 a.C. cairca) della grotta sacra e
miracolosa di Lourdes, cui la celebre Bernadette aveva da poco ridato la consacrazione.
Anche l'uomo di Cro-Magnon prese appunto nome dall'omonimo precipizio roccioso situato
presso Les Eyzies, ove nel 1868 venne alla luce un gran numero di scheletri, e le cui
seguenti scoperte sono dettagliatamente elencate dal Kuhn. Vengono ripercorse con minuzia
e dovizia di particolari tutte le vicissitudini dell'intrigata questione di Marcelino de
Sautuola e la grotta di Altamira scoperta nel 1868; sono infatti discussi il totale
scetticismo accademico e il duro colpo per il nuovo dogma darwinista-progressista che
portò vergognosamente i principali scienziati del tempo a definire Sautuola un mentitore
e truffatore, nonché successivamente ad attaccare anche l'autenticità dell'arte della
grotte di Rouffignac in Francia e di Schulerloch in Germania. Gli stessi profili
professionali di due studiosi, giganti dell'arte preistorica, come Obermaier e Breuil,
vengono delineati nei variegati contesti d'indagine con tutto il corollario delle
molteplici grotte francesi allora scoperte. Si dovrà attendere il 1940 per la seconda
straordinaria e più importante scoperta dopo Altamira; alcuni giovani vicino il villaggio
di Montignac, accompagnati da un cane di nome Robot, vedono quest'ultimo inoltrarsi in una
buca alla caccia di un coniglio: sarà la cavità ove entrando scorgeranno le stupende
pitture e graffiti (quasi 800 raffigurazioni). La grotta, divenuta poi meta di veri
pellegrinaggi di circa 10.000 persone, sarà fortunatamente chiusa al pubblico in seguito
al proliferare di alghe verdi sulle pitture. Emozionante inoltre la descrizione
particolare del celebre "stregone" di Trois Frères: "sulla testa esso
porta corna di renna, nelle mani le zampe di orsi, ha la barba a pizzetto del bisonte e la
coda del cavallo. Il corpo è ricoperto da larghe strisce di colore rosso scuro, esso è
il signore degli animali, mai dimenticherò i suoi profondi, rotondi occhi, che dopo più
di diecimila anni, mi osservavano misteriosamente dall'oscurità della grotta." La
cronistoria delle scoperte, narrata come un romanzo, giunge fino agli anni Sessanta ed
evidenzia che la preziosità dell'opera consta appunto nel racconto di prima mano ricevuto
dall'autore da molti degli scopritori stessi, con cui era in amicizia e a diretto contatto
negli scavi. Questo libro, peraltro meritevole di esser letto per cogliere la
straordinaria storia della riscoperta delle origini paleolitiche dell'arte, necessita non
solo di una riedizione, ma soprattutto di un aggiornamento scientifico tale da renderlo
ancor più fruibile per gli studenti e gli studiosi di storia dell'arte e
dell'archeologia.
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